sabato 20 maggio 2017

Recensione "LA DANZA DEI SETTE VELI" di Laura Caterina Benedetti



SINOSSI

"Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello"

Erodiade è una donna ambiziosa, volitiva e crudele. Sposata a un uomo che non ama, costretta a seguirlo in esilio, la donna decide di prendere in mano le sorti della propria vita: seduce il cognato Erode Antipa, da sempre follemente invaghito di lei, ne diventa l'amante e, in seguito, la moglie.
Trascorrono gli anni e la regina è pienamente soddisfatta: pur tra intrighi e pericoli di ogni sorta, ha ottenuto tutto ciò che il suo cuore desiderava per sé e per la figlia Salomè, una fanciulla che le assomiglia molto sia nell'aspetto sia nel carattere.
Un giorno, però, viene un profeta: si chiama Giovanni, battezza le folle con acqua e predica la conversione dei cuori. Quando il Battista si scaglia contro il rapporto d'adulterio tra Erode ed Erodiade, la donna giura a se stessa che nessuno, neppure l'uomo di Dio potrà distruggere quello che lei ha faticosamente conquistato.

Il brano evangelico che narra la morte di Giovanni il Battista evoca immagini tanto più possenti quanto più implicite: a partire dalla danza di Salomè e dal giuramento di Erode prende vita un romanzo in costume a tinte tragiche e oscure, sensuali e a tratti erotiche. La trama, simile a cerchi nell'acqua, si estende prima e dopo la vicenda del martirio.
Dal capriccio di due amanti fino al tremendo finale, una storia che si ispira alla Storia e la trasforma con l'immaginazione, aggiungendo colpi di scena e accadimenti inaspettati: amore e odio, inganno e passione, peccato e castigo, colpa e fatalità si intrecciano in un ritmo ossessivo, in un drammatico susseguirsi di eventi che lasceranno il Lettore senza fiato.



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RECENSIONE

Il libro di cui vi parlo oggi si intitola “La danza dei sette veli” di Laura Caterina Benedetti. La trama è incentrata su un brano del Vangelo, ossia quello della profezia di Giovanni il Battista riguardo alla Venuta del Figlio di Dio al tempo del regno di Erode. La storia è quella della regina Erodiade donna arida nel cuore e avida di potere e di denaro. Sposata a un uomo che non ama, un re senza trono, seduce il cognato, ne diventa l’amante, ripudia il marito e diventa regina del regno di Erode Antipa. Le notti lussuriose si susseguono una dopo l’altra fino a quando la regina non rimane incinta e rischia di morire per un parto prematuro. Il nascituro maschio purtroppo muore, ma è proprio in quel momento che la regina si rende conto dell’immenso amore che il suo sposo prova per lei.



“Il nostro figlio perduto è la collera di Dio su di noi, sul nostro matrimonio contro la sua Legge santa ma…ma se tu vivrai io lo ringrazierò per sempre e lo benedirò. Sì, siamo adulteri, siamo peccatori, ma non posso separarmi da te! Oh, mio Dio, ascolta la mia voce, non disprezzare la mia supplica: costruirò un tempio più bello e più grande e farò elemosine a tutti i poveri di questa città, e io stesso mi coprirò il capo di cenere e vestirò di tela di sacco finchè Erodiade non sarà guarita.”

L’atteggiamento della regina cambia e cambiano anche i sentimenti verso quest’uomo così devoto a lei. Per riprendersi da questo tragico episodio e dallo scampato pericolo di morte del re, Erodiade passa da sola un mese d’estate in pellegrinaggio al tempio di Gerusalemme. Ed è in una di queste calde, afose, notti d’estate che Salomè, la figlia adolescente di Erodiade e di Erode Filippo, seduce il patrigno e giace con lui. Al risveglio il re si rende conto dell’errore commesso e in un certo qual modo ripudia la figliastra e quello che è accaduto tra loro. Ma il senso di colpa attanaglia il cuore e le viscere dell’uomo, tanto da far chiamare a palazzo, in cerca di un’assoluzione, Giovanni il Battista, colui che predica nel deserto, battezza le persone al fiume Giordano e annuncia l’arrivo del Figlio di Dio. Ma la visita dell’uomo peggiora lo stato d’animo del re, che si sente fragile,
vulnerabile, peccatore, al suo solo sguardo e pronuncia una frase che rimarrà impressa nella mente dei sovrani.

“Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello.”

Ed è in questo momento che la regina promette vendetta.
E qui mi fermo.

La narrazione è in terza persona e alterna i pov della regina Erodiade del re Erode Antipa e della principessa Salomè, una cosa che, io personalmente, apprezzo molto nei libri. Devo fare i complimenti alla scrittrice perché è stata molto brava a seguire un certo tipo di scrittura: sembra davvero scritto in quel tempo e sembra davvero di tornare indietro proprio in quel tempo e vivere tra banchetti, intrighi, inganni e segreti di corte. I sentimenti sono forti, tangibili e ben descritti. L’amore e la sofferenza del re, si toccano con mano.


“Per dirti che amo questo peccato e questo adulterio come amo l’acqua che mi disseta, il cibo che mi sazia e l’aria che mi dà la vita. Per dirti, mia sposa, che l’ora in cui ti ho vista io sono diventato tuo, e quando finalmente ho potuto conoscerti e tu sei diventata mia…oh, non c’è giorno in cui non abbia reso grazie a Dio per averti posto sulla mia via. Bestemmio, lo vedi? Innalzo lodi al Signore invece di temere il castigo, lo benedico per te e non mi importa che a causa tua dovrei essere maledetto…”


Mi è piaciuta la descrizione di Erodiade, ne ho seguito il cambiamento d’animo, ho ammirato la forza interiore, ho invidiato la determinazione. Pur non trovando nelle mie corde questo tipo di libri, ne ho appezzato la scrittura, la trama e i dialoghi così reali e veritieri.

5 Stelle


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