TITOLO: Noi - L'amara realtà che ci divora #4 Alfieri Series
PREZZO: 1,99 €
NUMERO PAGINE: 372
BOOK TRAILER: https://youtu.be/K-Q1WrROQmw
GENERE: Dark romance/erotic
DATA USCITA: 29 maggio 2017
NOME SERIE: Alfieri Series
TRAMA
Tutti i nodi vengono al pettine. Le bugie e le dilanianti verità nascoste da troppo tempo
esplodono violentemente in un putiferio assurdo, trascinando con se Michele, facendogli perdere quel poco di felicità che possiede. Un brutto malinteso le fa perdere Serena e farà di tutto per
riprendersela di nuovo. Miriam ci mette lo zampino, distruggendo del tutto quello che
rimane di Michele e della sua anima.
BIOGRAFIA
Lucia Tommasi ha venticinque anni e vive in un piccolo paese della Sicilia. Ama leggere, scrivere e ama molto gli animali. Fin da piccola ha sempre avuto una fantasia smisurata e non appena è cresciuta, incoraggiata dalle fan di Facebook ha iniziato a pubblicare in digitale, riscuotendo un moderato successo.
ESTRATTO
Non me la scopo se non lo dice, è un mio
divertimento sentirmelo dire, ma è anche un consenso. Non
voglio violentare nessuno.
<<Ok>> Mi allontano di un passo da lei, le mie mani sono
alzate. <<Non voglio obbligarti a fare niente che non vuoi>> So
che facendo così lei mi salterà addosso. L’ho portata al limite
è solo questione di tempo.
Ansima piano, sembra delusa della mia decisione ed è quello
che voglio.
<<E’ la mia migliore amica, non potrei mai farle del male>>
Merda! Forse non l’ho fatta riscaldare bene.
Arriccio la fronte. E adesso?
Mi viene incontro e mi bacia ardentemente. Evviva!!!
La sbatto contro il muro, non ho tempo da perdere, voglio
andare a divertirmi stasera quindi devo fare in fretta.
Le sfilo le mutandine e le infilo nella mia tasca, quella sarà la
prova schiacciante che le dividerà per sempre.
Afferro la bustina del condom, la strappo con i denti e lo
indosso velocemente. Le alzo una gamba, per fortuna ha il
vestito, con i pantaloni sarebbe stato parecchio difficile.
Entro dentro di lei quasi a fatica, è strettissima, ma
finalmente ci riesco. Inizio a darle delle spinte rigorose, così
da finire il prima possibile.
Anche se devo dire che non mi dispiace più di tanto, se non
fosse che è una stronza. Ricordo che mi ha fatto perdere la
scopata con Ludmilla e le mie spinte diventano più
animalesche.
Fuori nevica, non so a quanti gradi siamo, ma noi siamo
sudati, ho caldo. Sarà l’alcol o la scopata, ma mi sto
squagliando!
Ci sono quasi, il brivido famigliare prende il sopravvento su di
me e finalmente vengo.
Siamo sfiniti, immobili e chissà dopo quanto tempo i nostri
respiri iniziano a calmarsi e anche i battiti del mio cuore.
Qualche volta credo che mi verrà un infarto.
Esco da lei, sono silenzioso e non mi sento per niente una
merda. Sfilo il preservativo e lo butto nel cestino. Chiudo la
zip dei jeans, vado a lavarmi le mani.
Lei è ancora con le spalle al muro, sembra stordita.
<<Tutto bene?>> Annuisce. <<Bene, ci vediamo>> Sto per
uscire quando il mio cellulare vibra nella tasca, chi cazzo è?
“Miriam”
Che cazzo vuole? <<Che c’è?>> Dico duro, la sento ansimare.
La sua voce sembra affannata. <<Michele?>> Che cazzo
succede? <<Sto andando in ospedale, si sono rotte le acque>>
<<Scusami?>> Oh mio Dio! Sto per diventare padre? No! E’
troppo presto, no! Mi passo una mano sul viso.
<<Muoviti, vieni subito!>> Mio Dio! Vorrei scappare il più
lontano possibile da Berlino. Non posso diventare padre così,
senza preavviso. La mano mi scivola sulla bocca. È un incubo!
Il cellulare quasi mi cade dalle mani. Riattacco e lo rimetto in
tasca, sono sconvolto.
Ho avuto nove mesi per prepararmi, ma non ci sono riuscito. E’
troppo tutto questo per me.
<<Che succede?>> Domanda preoccupata Lydia.
<<Miriam è in ospedale>>
<<Cosa? Sta nascendo la bambina?>> Annuisco, non riesco
più a parlare. <<Oddio, dobbiamo andare subito>>
Raggiungo l’ospedale. Lydia e John sono con la loro macchina
dietro di me.
Entro nella stanza e la vedo con un sorriso enorme, mentre
tiene fra le braccia mia figlia. Oh Dio! Sto impazzendo. E non
di gioia.
Ho il fiatone, ho fatto quattro piani a piedi e di corsa. Non
potevo prendere l’ascensore, stare fermo lì dentro mi avrebbe
ucciso.
<<Ha il tuo naso!>> Miriam è bellissima ed è felicissima.
<<Avvicinati>> Mi dice.
Cerco di dare il comando alle mie gambe di muoversi e
finalmente dopo un’eternità ci riesco e mi avvicino a lei
lentamente.
E’ una bambina bellissima, ha pochi capelli, sono rossi come
quelli di Miriam. Il suo viso è rosa e tondo, è dolcissima.
Sono confuso. Questa bambina è mia figlia! L’ho fatta io! Come
diavolo è possibile?
<<Che c’è?>> Miriam diventa seria. <<Che succede?>>
Ondeggio la testa. <<Niente>> Non riesco a staccare gli occhi
da quell’esserino rosa. <<E’ solo che è stato inaspettato>>
Sono passati cinque giorni, Miriam sembra non aver partorito
affatto, è tornata a correre per casa e a fare le cose che
faceva prima.
Sono immobile davanti all’ovetto, dove dorme la bambina.
Miriam ha insistito per chiamarla Michelle e io gliel’ho lasciato
fare.
Sono nel panico. Non parlo da due giorni, a parte rispondere
obbligatoriamente quando sono costretto. Ho mangiato
soltanto un panino in questi due giorni, non ho neppure fame.
Mi sento frastornato.
Suonano alla porta, Miriam va ad aprire. <<Ciao tesoro>>
Sento che si baciano, io sono di spalle, non mi scomodo
neanche a salutare quella strega di Lydia. Adesso dovrò anche
averla fra i piedi. Prima o poi dovrò dire a Miriam della scopata
che mi sono fatto con Lydia. Non la vedo da quella sera in
ospedale. Probabilmente si sente in colpa. Se questo può
tenerla lontana da questa casa allora sono tranquillo, anche
se adesso è qui a rompere.
Vado a sedermi sul divano, incrocio i piedi sul tavolino basso
e passo il mio tempo con il cellulare.
<<Michele io esco a comprare le cose che servono alla
bambina, visto che tu ti sei rifiutato>> Che bello, allora è per
quello che è arrivata la strega. Vanno via! Si!
Aspetta! La bambina?
<<La bambina te la porti, vero?>>
<<No! Non posso. Controllala tu io torno tra poco>>
Mi alzo in piedi. <<Non puoi lasciarmi la bambina.>>
<<E’ anche tua figlia!>>
<<Una scopata fatta senza cervello non mi rende padre!>>
Sono duro, ma sono molto nervoso.
<<Farò finta di non aver sentito quello che hai appena detto.>>
Sospira. <<Mi servono i soldi>>
<<Sai già dove sono, prendi quelli che ti servono>> Mi rimetto
a sedere, sono davvero un cazzone. Per quanto la tratti di
merda credo che lei non mi lascerà mai. Perché mi ama
davvero tanto.
<<Che cazzo sono queste?>> Alzo lo sguardo, ha gli occhi fuori
dalle orbite e tiene fra il pollice e l’indice un perizoma viola.
Devo rimangiarmi il discorso che non mi lascerà mai. Guardo
sopra la sua spalla. Lydia è mortificata, visto che il perizoma è
suo.
<<Un perizoma, non lo vedi?>>
<<Stai scherzando?>> Alza la voce. <<Di chi cazzo è? Con chi
cazzo sei stato?>> I suoi occhi sono velati di lacrime, mentre
la bambina inizia a piangere.
Fisso Lydia. <<Perché non lo chiedi a lei?>> Lydia apre la
bocca sbalordita, non si aspettava che avrei parlato.
Miriam si volta. <<Che c’entri tu?>> Lydia alza le spalle, non
sa che dire ed è mortificata come non mai. <<Lydia? Parla!
Che c’entri tu?>> Miriam si volta verso di me. <<Michele?>>
Grida. <<Qualcuno vuole dirmi qualcosa?>>
<<E’ suo! Prima di infilarglielo dentro le ho tolto il perizoma e
l’ho infilato nei miei jeans>>
Gli occhi le strabuzzano fuori, la bocca è spalancata. Si volta
verso Lydia. <<E’ vero?>>
Lydia sta per piangere. <<Io non volevo, è stato lui>>
<<Io?>> Mi indico, attirando l’attenzione delle due. <<Se per te
opporsi è gridare di piacere e infilarmi le unghia nella schiena
allora scusa. Se mi tolgo la maglia ho ancora i tuoi graffi sulla
schiena>>
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