giovedì 8 giugno 2017

Presentazione "NOI - L'AMARA REALTA' CHE CI DIVORA (ALFIERI SERIES #4) di Lucia Tommasi



TITOLO: Noi - L'amara realtà che ci divora #4 Alfieri Series

PREZZO: 1,99 €

NUMERO PAGINE: 372

BOOK TRAILER:  https://youtu.be/K-Q1WrROQmw

GENERE: Dark romance/erotic

DATA USCITA: 29 maggio 2017 

NOME SERIE: Alfieri Series


TRAMA

Tutti i nodi vengono al pettine. Le bugie e le dilanianti verità nascoste da troppo tempo 
esplodono violentemente in un putiferio assurdo, trascinando con se Michele, facendogli perdere quel poco di felicità che possiede. Un brutto malinteso le fa perdere Serena e farà di tutto per 
riprendersela di nuovo. Miriam ci mette lo zampino, distruggendo del tutto quello che 
rimane di Michele e della sua anima.


BIOGRAFIA

Lucia Tommasi ha venticinque anni e vive in un piccolo paese della Sicilia. Ama leggere, scrivere e ama molto gli animali. Fin da piccola ha sempre avuto una fantasia smisurata e non appena è cresciuta, incoraggiata dalle fan di Facebook ha iniziato a pubblicare in digitale, riscuotendo un moderato successo.


ESTRATTO

Non me la scopo se non lo dice, è un mio 

divertimento sentirmelo dire, ma è anche un consenso. Non 

voglio violentare nessuno.
<<Ok>> Mi allontano di un passo da lei, le mie mani sono 

alzate. <<Non voglio obbligarti a fare niente che non vuoi>> So 

che facendo così lei mi salterà addosso. L’ho portata al limite 

è solo questione di tempo.
Ansima piano, sembra delusa della mia decisione ed è quello 

che voglio.
<<E’ la mia migliore amica, non potrei mai farle del male>> 

Merda! Forse non l’ho fatta riscaldare bene.
Arriccio la fronte. E adesso?
Mi viene incontro e mi bacia ardentemente. Evviva!!!
La sbatto contro il muro, non ho tempo da perdere, voglio 

andare a divertirmi stasera quindi devo fare in fretta.
Le sfilo le mutandine e le infilo nella mia tasca, quella sarà la 

prova schiacciante che le dividerà per sempre.
Afferro la bustina del condom, la strappo con i denti e lo 

indosso velocemente. Le alzo una gamba, per fortuna ha il 

vestito, con i pantaloni sarebbe stato parecchio difficile.
Entro dentro di lei quasi a fatica, è strettissima, ma 

finalmente ci riesco. Inizio a darle delle spinte rigorose, così 

da finire il prima possibile.
Anche se devo dire che non mi dispiace più di tanto, se non 

fosse che è una stronza. Ricordo che mi ha fatto perdere la 

scopata con Ludmilla e le mie spinte diventano più 

animalesche.
Fuori nevica, non so a quanti gradi siamo, ma noi siamo 

sudati, ho caldo. Sarà l’alcol o la scopata, ma mi sto 

squagliando!
Ci sono quasi, il brivido famigliare prende il sopravvento su di 

me e finalmente vengo.
Siamo sfiniti, immobili e chissà dopo quanto tempo i nostri 

respiri iniziano a calmarsi e anche i battiti del mio cuore. 

Qualche volta credo che mi verrà un infarto.
Esco da lei, sono silenzioso e non mi sento per niente una 

merda. Sfilo il preservativo e lo butto nel cestino. Chiudo la 

zip dei jeans, vado a lavarmi le mani.
Lei è ancora con le spalle al muro, sembra stordita.
<<Tutto bene?>> Annuisce. <<Bene, ci vediamo>> Sto per 

uscire quando il mio cellulare vibra nella tasca, chi cazzo è?
“Miriam”
Che cazzo vuole? <<Che c’è?>> Dico duro, la sento ansimare.
La sua voce sembra affannata. <<Michele?>> Che cazzo 

succede? <<Sto andando in ospedale, si sono rotte le acque>> 
<<Scusami?>> Oh mio Dio! Sto per diventare padre? No! E’ 

troppo presto, no! Mi passo una mano sul viso.
<<Muoviti, vieni subito!>> Mio Dio! Vorrei scappare il più 

lontano possibile da Berlino. Non posso diventare padre così, 

senza preavviso. La mano mi scivola sulla bocca. È un incubo!
Il cellulare quasi mi cade dalle mani. Riattacco e lo rimetto in 

tasca, sono sconvolto.
Ho avuto nove mesi per prepararmi, ma non ci sono riuscito. E’ 

troppo tutto questo per me.
<<Che succede?>> Domanda preoccupata Lydia.
<<Miriam è in ospedale>>
<<Cosa? Sta nascendo la bambina?>> Annuisco, non riesco 

più a parlare. <<Oddio, dobbiamo andare subito>>
Raggiungo l’ospedale. Lydia e John sono con la loro macchina 

dietro di me.
Entro nella stanza e la vedo con un sorriso enorme, mentre 

tiene fra le braccia mia figlia. Oh Dio! Sto impazzendo. E non 

di gioia.
Ho il fiatone, ho fatto quattro piani a piedi e di corsa. Non 

potevo prendere l’ascensore, stare fermo lì dentro mi avrebbe 

ucciso.
<<Ha il tuo naso!>> Miriam è bellissima ed è felicissima. 

<<Avvicinati>> Mi dice.
Cerco di dare il comando alle mie gambe di muoversi e 

finalmente dopo un’eternità ci riesco e mi avvicino a lei 

lentamente.
E’ una bambina bellissima, ha pochi capelli, sono rossi come 

quelli di Miriam. Il suo viso è rosa e tondo, è dolcissima.
Sono confuso. Questa bambina è mia figlia! L’ho fatta io! Come 

diavolo è possibile?
<<Che c’è?>> Miriam diventa seria. <<Che succede?>>
Ondeggio la testa. <<Niente>> Non riesco a staccare gli occhi 

da quell’esserino rosa. <<E’ solo che è stato inaspettato>>

Sono passati cinque giorni, Miriam sembra non aver partorito 

affatto, è tornata a correre per casa e a fare le cose che 

faceva prima.
Sono immobile davanti all’ovetto, dove dorme la bambina. 

Miriam ha insistito per chiamarla Michelle e io gliel’ho lasciato 

fare. 
Sono nel panico. Non parlo da due giorni, a parte rispondere 

obbligatoriamente quando sono costretto. Ho mangiato 

soltanto un panino in questi due giorni, non ho neppure fame. 

Mi sento frastornato.
Suonano alla porta, Miriam va ad aprire. <<Ciao tesoro>> 

Sento che si baciano, io sono di spalle, non mi scomodo 

neanche a salutare quella strega di Lydia. Adesso dovrò anche 

averla fra i piedi. Prima o poi dovrò dire a Miriam della scopata 

che mi sono fatto con Lydia. Non la vedo da quella sera in 

ospedale. Probabilmente si sente in colpa. Se questo può 

tenerla lontana da questa casa allora sono tranquillo, anche 

se adesso è qui a rompere.
Vado a sedermi sul divano, incrocio i piedi sul tavolino basso 

e passo il mio tempo con il cellulare.
<<Michele io esco a comprare le cose che servono alla 

bambina, visto che tu ti sei rifiutato>> Che bello, allora è per 

quello che è arrivata la strega. Vanno via! Si!
Aspetta! La bambina?
<<La bambina te la porti, vero?>>
<<No! Non posso. Controllala tu io torno tra poco>>
Mi alzo in piedi. <<Non puoi lasciarmi la bambina.>>
<<E’ anche tua figlia!>>
<<Una scopata fatta senza cervello non mi rende padre!>> 

Sono duro, ma sono molto nervoso.
<<Farò finta di non aver sentito quello che hai appena detto.>> 

Sospira. <<Mi servono i soldi>>
<<Sai già dove sono, prendi quelli che ti servono>> Mi rimetto 

a sedere, sono davvero un cazzone. Per quanto la tratti di 

merda credo che lei non mi lascerà mai. Perché mi ama 

davvero tanto.
<<Che cazzo sono queste?>> Alzo lo sguardo, ha gli occhi fuori 

dalle orbite e tiene fra il pollice e l’indice un perizoma viola. 

Devo rimangiarmi il discorso che non mi lascerà mai. Guardo 

sopra la sua spalla. Lydia è mortificata, visto che il perizoma è 

suo.
<<Un perizoma, non lo vedi?>>
<<Stai scherzando?>> Alza la voce. <<Di chi cazzo è? Con chi 

cazzo sei stato?>> I suoi occhi sono velati di lacrime, mentre 

la bambina inizia a piangere.
Fisso Lydia. <<Perché non lo chiedi a lei?>> Lydia apre la 

bocca sbalordita, non si aspettava che avrei parlato.
Miriam si volta. <<Che c’entri tu?>> Lydia alza le spalle, non 

sa che dire ed è mortificata come non mai. <<Lydia? Parla! 

Che c’entri tu?>> Miriam si volta verso di me. <<Michele?>>
Grida. <<Qualcuno vuole dirmi qualcosa?>>
<<E’ suo! Prima di infilarglielo dentro le ho tolto il perizoma e 

l’ho infilato nei miei jeans>> 
Gli occhi le strabuzzano fuori, la bocca è spalancata. Si volta 

verso Lydia. <<E’ vero?>>
Lydia sta per piangere. <<Io non volevo, è stato lui>>
<<Io?>> Mi indico, attirando l’attenzione delle due. <<Se per te 

opporsi è gridare di piacere e infilarmi le unghia nella schiena 

allora scusa. Se mi tolgo la maglia ho ancora i tuoi graffi sulla 

schiena>>

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