venerdì 20 ottobre 2017

Recensione - "Il caffè dei piccoli miracoli" di Nicolas Barreau

Recensione "Il caffè dei piccoli miracoli" di Nicolas Barreau




SINOSSI:


Eleonore Delacourt ha venticinque anni e ama la lentezza. Invece di correre, passeggia. Invece di agire d’impulso, riflette. Invece di dichiarare il suo amore al professore di filosofia alla Sorbonne, sogna. E non salirebbe mai e poi mai su un aereo, in nessuna circostanza. Timida e romantica, Nelly – come preferisce essere chiamata – adora i vecchi libri, crede nei presagi, piccoli messaggeri del destino, diffida degli uomini troppo belli e non è certo coraggiosa come l’adorata nonna bretone con cui è cresciuta, che le ha lasciato in eredità l’oggetto a lei più caro: un anello di granati con dentro una scritta in latino, “Omnia vincit amor”.
Sicuramente, Nelly non è il tipo di persona che di punto in bianco ritira tutti i propri risparmi, compra una costosissima borsa rossa e, in una fredda mattina di gennaio, lascia Parigi in fretta e furia per saltare su un treno. Un treno diretto a Venezia. Ma a volte nella vita le cose, semplicemente, accadono. Cose come una brutta influenza e una delusione d’amore ancora più brutta. Cose come una frase enigmatica trovata dentro un vecchio libro della nonna, con accanto una certa citazione in latino...
Un’incantevole storia d’amore che racconta perché può essere una fortuna far cadere la propria borsa nel Canal Grande, concedere un po’ di fiducia a un veneziano scandalosamente bello e accettare di sentirsi letteralmente mancare la terra sotto i piedi. Un viaggio appassionante tra i "quais" di Parigi e le calli di Venezia, fino a un piccolo caffè dove si celano segreti in attesa di essere svelati e i miracoli sembrano davvero possibili.

RECENSIONE:

Il caffè dei piccoli miracoli è una commedia romantica contornata da un viaggio avventuroso e non privo di equivoci e piccoli incidenti tra due città meravigliose quali Parigi e Venezia, arricchita da un segreto da svelare attraverso il tempo che cerca la sua conclusione e paradossalmente un nuovo inizio in due elementi: la frase latina OMNIA VINCIT AMOR e la crescita della sua protagonista Elonore Delacourt, o meglio Nelly.

Innanzitutto Nelly, la protagonista della storia, ci viene presentata come una bambina cresciuta; traumatizzata sin dall’infanzia dalla perdita dei genitori in un incidente stradale e di cui senza motivo se ne incolpa, come allo stesso modo si autoconvince che il voler osare a realizzare i propri sogni o essere intraprendenti e andare in antitesi contro lo scorrere della vita e fare errori sia motivo di delusioni, sofferenze e infelicità. Per lei, infagottata di insicurezze, paure e stereotipi, la vita va avanti con decisioni sicure o attese del momento giusto come si è soliti dire “la pera matura casca dall’albero da sola”.
Esempio lampante di questa sua concezione, è quello di considerare gli uomini belli solamente presi da sé stessi e con poco cervello e dalla vita facile e, quindi, non si innamorerebbe mai di uno di loro.
Infatti, si innamora del suo professore che è vecchio ma non vecchio, sapiente ma non saccente, a cui piacciono le stesse cose che piacevano al padre defunto come Frank Sinatra, che con il suo atteggiamento nei suoi confronti la fa sentire al sicuro e protetta. Ed inoltre, Nelly è convinta che il professore ricambi il suo profondo amore solamente perché ha visto dei “segni” che le confermano questo innamoramento. Naturalmente sono solo dei segni che Nelly si è creata in testa quando invece sono semplici gentilezze nei confronti da parte del professore.
Sembrerebbe il solito cliché della giovane donna che innamorata di un uomo molto più grande di lei dell’età del padre, si convince che lui la ricambia e aspetta il momento giusto per confessargli il suo amore devoto o in alternativa che il professore si dichiari a lei, prospettiva molto più romantica.
È questo il primo elemento della commedia romantica: l’equivoco amoroso. Di sicuro non è il primo né l’ultimo della storia.
Nelly, di fronte alla delusione di non essere corrisposta e in preda alle sofferenze amorose, trova un libro dell’amata nonna in cui una data appuntata e delle frasi, che lei interpreta come i suoi famosi segni, la spingono a fare i bagagli e partire alla volta di Venezia in cerca di risposte, lasciando il lettore stupito della scelta.

In questa parte parigina, l’autore ci racconta in maniera molto dettagliata i personaggi, introducendoli e cercando di far conoscere i loro caratteri attraverso pochi elementi di storia presente e dialoghi, ma con molti flash back che ripercorrono minuziosamente i momenti in cui sono avvenuti determinati episodi che spiegano il carattere nel presente del personaggio.

Arrivati a Venezia, come già è accaduto, non mancano le descrizioni anche fin troppo minuziose sia dei luoghi che la protagonista visita sia degli inconvenienti in cui si vede coinvolta.
A discapito di tutti i suoi pregiudizi è costretta a fidarsi di un uomo bello.

Se da una parte Nelly sembra l’eterna pessimista, ma che crede nel romanticismo e desidera l’amore; dall’altra l’uomo bello della storia è invece un ottimista nato. Anche lui con le sue paranoie, come l’innamoramento a prima vista e la sicurezza che la donna ricambi i suoi sentimenti, ignaro di tutte le paure della futura partner.
Nelly è costretta da casi fortuiti a fidarsi di un uomo bello, cosa che in altre circostanze sicuramente non avrebbe fatto. Si fida, lo cerca e lui la soccorre, pur avendo altre scelte possibili per risolvere il problema in cui è incappata.
Ma allora sarà un “segno” il loro incontro?

Tra esplorazioni dei posti simbolici di Venezia, Nelly si lascia andare e cerca di dimenticare la sua delusione amorosa, che poi si rende conto che forse non era mai stata innamorata veramente dal professore e, inizia ad interessarsi a Valentino (l’uomo bello), l’eroe italiano che fa di tutto per conquistarla.
Non mancano naturalmente gli equivoci, che creano tensione tra i due giovani rischiando di separarli ma per fortuna non accade. Divertente è il modo in cui si creano e si risolvono questi episodi.

E il segreto da svelare? Nelly era partita per risolvere quel mistero che si celava dietro delle frasi appuntate in un libro e a un anello donatole dalla nonna. Sebbene la creazione di questo mistero e la sua risoluzione sia fantasiosa e quasi forzata, risulta invece ben costruita per la finalità della crescita di Nelly e per la conclusione romantica e a lieto fine della storia stessa.
Viene da chiedersi: perché il caffè dei piccoli miracoli? Perché è un piccolo caffè – o bar - che sconvolge e allo stesso risolve le vite dei personaggi di questo storia, dove l’impossibile si è rivelato possibile.

In conclusione, una storia che può sembrare banale e a tratti noiosa per le lunghe descrizioni, magari si preferirebbe avere più dialoghi e iterazione tra i personaggi, ma che nel modo in cui è strutturata ci fa viaggiare tra posti caratteristi di due meravigliose città; ci fa conoscere dei personaggi con delle caratteristiche caratteriali in cui magari è possibile riconoscersi e ci dà soprattutto un messaggio positivo che la vita è breve e bisogna viverla invece che aspettare che le cose succedano da sole e al momento giusto, perché non è così. Ma la cosa più importante è che l’amore vince su tutto.

IN SINTESI:
            Storia leggera e non impegnativa, a tratti divertente, rivolta ad un pubblico giovane che si affaccia alla vita secondo degli stereotipi acquisiti durante l’infanzia e che vanno in contraddizione spesso con il vissuto reale e quotidiano. Con un finale lieto che trasmette un messaggio positivo al lettore. Storia supportata da descrizioni minuziose di due gloriose città.


3 Stelle


Recensione a cura di Luisa Distefano



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