domenica 9 dicembre 2018

*Reviw Party* Into the Dream - Quando l'amore è sacrificio di Alycia Berger

*Reviw Party*  
Into the Dream - Quando l'amore è sacrificio 
di 
Alycia Berger  



Recensione

Ultimamente è molto difficile definire e inquadrare un libro nel genere, ossia nella traccia essenziale che dovrebbe guidarlo e accompagnarlo per mano, lungo la strada della comunicazione. Questo perché esiste l’erronea convinzione che il fantomatico genere sia un'inquietante etichetta limitante dello sforzo creativo. Vi informo che non è così. Semplicemente, usare un “canovaccio” è il mezzo migliore per organizzare le idea e comunicarle al lettore con la giusta ambientazione e il giusto linguaggio affinché questo messaggio arrivi direttamente al ricevente, senza i fastidiosi contrattempi della confusione e della distorsione dei significati.

Mi spiego.
Se desiderate raccontare un senso diverso del sentimento d’amore e illuminare le menti sulla sua reale funzione sulla psiche e sulla crescita, potrete usare il rosa. Se il vostro scopo è mettere in allerta il cittadino sui rischi della caduta nell’autoritarismo potrete immaginare una distopia. Se volete mettere in luce una capacità inespressa del vostro tempo, o indagare quelle potenzialità non sviluppate, quella speranza di evoluzione ostacolata dalla feroce consuetudine, potrete agevolmente muovervi in un romanzo steampunk o neovittoriano. Ovviamente, nessun genere è puro, la purezza non esiste. Esistono prestiti, regali da altrui generi, incroci strabilianti e innovazioni di una bellezza abbagliante che rendono il libro vivo. Però avere un’idea precisa significa anche avere la consapevolezza altrettanto precisa del messaggio che si vuol comunicare; senza comunicazione, infatti non si avrà mai un libro, ma uno sterile resoconto.


Il genere che più di tutti può attuare o incoraggiare una riflessione sulla nostra società e sulle sue problematiche umane, capaci di spaziare dal senso di responsabilità all’incapacità di relazionarsi con l’altro o addirittura affrontare in chiave critica, senza la pesantezza del saggio, i mille nodi inespressi relativi ai diritti civili e i nodi culturali è sicuramente l’urban fantasy. Mettere a confronto due mondi totalmente distanti uno dall’altro (la magia e la tradizione etnologia e il materialismo assoluto e totalizzante dall’altro) significa tirare fuori concetti che spesso non abbiamo il coraggio di affrontare e che si partono dal concetto di amore nella sua funzione di canale empatico e compassionevole verso i nostri simili (l’amore non è soltanto quello romantico che si realizza nell’incontro con l’anima gemella, ma anche la capacità di uscire da sé stesso e provare quel senso di unità con il proprio simile) ma si spostano su un piano diverso che non può esulare dalla riflessione, oserei dire, civile. Spesso è grazie all’urban che si sdoganano temi come la diversità, il rispetto tra culture o la completa dimenticanza del nostro assurdo tempo, verso temi strettamente ecologici. Infatti usare i miti, le storie, le leggende che ci narrano di mondi fatati, di abissi abitati da esseri simili e diversi, ma al tempo stesso meno alienati dal loro ambiente, significa operare la critica su come noi agiamo e consideriamo la nostra terra e, di conseguenza, se ignoriamo o conserviamo i doni che ci sono stati elargiti per la sopravvivenza nostra e della civiltà umana.


Seppur denominato romance di ambientazione urban, io definirei “Into the dream” un libro molto distante dal moderno concetto di romance. Esiste sì una storia ostacolata da mille difficoltà, ma è soltanto un escamotage per raccontare la crescita personale dei protagonisti e la conseguente presa di coscienza di una loro responsabilità verso i propri simili e verso il mondo che abitano. In questo caso il tema ecologico è fortemente sentito, visto che l’uso della mitologia della sirena ha una duplice funzione. Ricordarci come l’elemento acqua sia fondamentale per la sopravvivenza della nostra terra e un significato più strettamente psicologico, in quanto l’essere che riesce agevolmente a respirare sott’acqua non può non richiamare la capacità della psiche profonda (nei sogni è espressa proprio dal simbolo del mare, dei fiumi, dei torrenti e delle falde acquifere sotterranee) di poter “respirare”, ossia vivere senza il soffocamento, nelle regioni più segrete del nostro io. La donna sirena, come ha perfettamente espresso dalla psicologa Clarissa Pinkola Ester, non ha paura delle emozioni profonde, che sia amore altruista, che sia il dolore più annichilente, che sia la concezione della morte. Sa benissimo che è in quelle regioni che vive e prospera un regno diverso, più a contatto con la natura intima del nostro io e pertanto più rispettoso del mondo in superficie perché capace di non temere e di accettare gli sconvolgimenti che quel mondo ostile e difficile porta con sé. Le acque profonde dell’io sono solo un diverso modo di vivere e la protagonista non teme, anzi usa come uno sprone per tornare nel mondo terreno e operare gli aggiustamenti necessari affinché il ciclo vitale riprende. I protagonisti “umani” infatti, sono totalmente bloccati. Chi nel dolore paralizzante, chi nei sensi di colpa, chi nella rabbia connessa con la perdita, chi dal potere senza scrupoli, chi dal buio dell’oblio causato da un trauma. È solo con l'arrivo della donna mediale (capace cioè di respirare agevolmente nei due mondi) che i torti verranno riparati, i nodi sciolti, le anime liberate e pertanto, la vita capace di proseguire senza più i paletti che tendiamo a mettere quando siamo spaesati, impauriti, chiusi nelle nostre personali problematiche. In questo percorso di redenzione, si toccheranno vari temi importanti, delicatamente accennati dall’autrice in modo raffinato e rispettoso senza l’ingombrante peso della morale. Lei li racconta, li dipinge lasciando poi al lettore l’arduo compito di prendere una posizione.



Ed è questo il dato che intendo sottolinea nella mia analisi: un libro è un invito a pensare, a riflettere e a innovare finalmente una società che sia non solo più giusta ed equa, ma soprattutto più umana e meno incentrata sull’egoismo. Ed è per questo che lodo la conclusione: non vi pentirete di essere arrivati fino in fondo, perché l’insegnamento che ci lascia Alycia, ve lo garantisco, è il più importante:

– Cos’è l’amore?
L’assenza totale di paura, disse il maestro.
E cos’è che temiamo?
L’amore, rispose il maestro.
-Antony De Mello

Non abbiate mai paura del percorso che quest’universale sentimento vi propone. Non perdete mai nulla, semplicemente guadagnate una diversa prospettiva del mondo. E questo che cambia la nostra affranta realtà.


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