Vi lascio l'introduzione con il primo capitolo....buona lettura!!!
Introduzione
(Lùlea)
Era passata ormai quasi una settimana da
quando Alex aveva bevuto per la prima volta il mio sangue e dopo iniziai a
sentirmi strana. Forse era solo una mia fissazione, ma sentivo i
miei sensi più sviluppati. Sentivo l’aria più fresca e percepivo alcuni piccoli
rumori. Percepivo amplificate anche le emozioni di Alex. Non mi sembrava più
solo di intuire cosa provava. Lo sentivo chiaramente, l’emozione proveniva da
lui.
I primi giorni avevo cercato di tenerlo per me, non
volevo allarmare nessuno e tanto meno far insospettire mia madre. Tra lei e
Alex già i rapporti non erano dei migliori, se avesse saputo che mi aveva
bevuto il sangue non oso pensare che casino avrebbe combinato, anche se, il
sangue è il mio e decido io a chi darlo o no.
«Allora ci vediamo più tardi va bene?», mi disse Alex
lasciandomi sul balcone della mia stanza. Ancora una volta ero uscita di
nascosto per passare la notte con lui al faro, al “nostro” faro.
«Come?»¸ chiesi distratta e ancora un po’ assonnata.
«Ci vediamo dopo», mi ripeté guardandomi perplesso.
«Tutto bene?».
«Certo, sono ancora presa un po’ dal sonno», dissi
fingendo. Alex alzò un sopracciglio poco convinto della mia risposta. Lui era
un vampiro e sapeva quando mentivo, medaglione o no. Si avvicinò e mi diede un
bacio sulla fronte, poi svanì e di lui rimase solo la folata di vento che
m'invase e ne sentii il suo odore all'interno. La sensazione di stranezza si
amplificava sempre più. Mi era chiaro che la cosa dipendesse dal fatto che lui
mi aveva bevuto il sangue, forse in qualche modo aveva risvegliato un po’ del
mio lato vampiro. Ci pensavo da giorni e ormai me ne stavo quasi convincendo.
Entrai nella mia stanza e andai in bagno per lavarmi.
Ormai il sonno era passato. Dopo essermi vestita scesi in cucina a prendermi un
bel bicchierone di latte, lo scaldai e tornai in camera mia. I nonni dormivano
ancora e la sveglia non aveva ancora suonato, mi sarei concessa un po’ di pace
prima di affrontare come ogni mattina mia nonna. Quando entrai in camera mia
però, mi accorsi di non essere sola. Davanti a me c'era un ragazzo o almeno era
giovane come un ragazzo, ma non era di sicuro un umano. Era alto e snello, con
le spalle muscolose. Aveva dei lunghi capelli lisci e biondi, con occhi azzurro
cielo. Dai suoi capelli spuntavano due orecchie fini e appuntite. Indossava dei
pantaloni neri di lino e un paio di stivali dello stesso colore, di cuoio, una
camicia bianca e un gilet nero. Dietro di lui una decina d’individui
incappucciati restavano immobili con un arco fra le mani. La cosa non mi
rendeva tranquilla ma il tipo biondino mi sorrideva e forse questo era un buon
segno o almeno lo speravo.
«Tu sei Lùlea giusto?! La ragazza del vampiro
Alexandre, quello che appartiene al clan dei Turner?», mi disse con una voce
melodica, quasi incantatrice. Annuii un po’ imbarazzata dal fatto che sapesse
così tanto su di me e io non sapessi chi fosse lui.
«Bene, allora cercavo proprio te», mi disse con un
sorriso.
«Oddio non vorrai uccidermi anche tu?», chiesi
preoccupata. Ultimamente quasi tutti lo volevano.
«Cosa?! Oh no, stai tranquilla, non ho intenzione di
farti del male», mi disse mettendo le mani avanti.
«Meno male», dissi sospirando felice.
«Non tutte le creature sono cattive, no?!», mi disse
con lo sguardo di chi volesse dirmi "tu stai con un vampiro".
«Sì, hai ragione! Ma, chi sei tu e perché cerchi me?».
«Io mi chiamo Emir e sono il principe degli elfi, sono
il figlio più piccolo della regina Mab», mi disse gonfiando il suo petto con
orgoglio.
«T- tu..sei il figlio della regina Mab?! Non sei un
elfo della notte?», chiesi.
«Esatto. Non è ancora giorno quindi possiamo ancora
uscire e comunque, sono qui per un motivo importante!», mi disse serio. «Devo
consegnarti un messaggio e potrai leggerlo solo tu», mi disse porgendomi una busta.
Annuii guardando la busta, era di colore avorio con dei ricami in oro sui
bordi, sopra c’era scritto Per Lùlea, era
una bellissima calligrafia, sembrava di quelle che si trovano sui testi
antichi.
«Chi me la manda?», chiesi curiosa.
«Leggendola lo saprai ora scusa ma devo ritornare a
casa, fra poco sarà l’alba».
«Va bene ti ringrazio».
«Posso dirti un’ultima cosa?».
«Sì, certo», risposi con gentilezza.
«Non pensare che tu sia in obbligo a diventare come
lui. I tuoi poteri sono qualcosa di straordinario. L’anima di Eileen unita a
quella di Leila sono un dono unico e raro, non far morire tutto».
«Lo so, ma voglio vivere in eterno con lui e diventare
un vampiro mi sembra l’unica possibilità».
«Si hanno sempre un’infinità di possibilità». Annuii e
non perché accettassi il fatto di tenermi i poteri, ma per non fare
discussioni, sarebbe stato del tutto inutile.
«Sai, sei, molto carina», mi disse arrossendo. Lo
fissai perplessa e imbarazzata.
«Bè sarà meglio che vada», si affrettò a dire e dopo
avermi salutato, seguito dagli uomini incappucciati, scese dal mio balcone
saltando giù e atterrando senza far alcun rumore. Li guardai sparire nel bosco
e in quel momento vidi il sole sorgere. Andai a sedermi sul letto e lessi la
lettera che Emir mi aveva dato poco fa.
Cara Lùlea,
affido il compito ad Emir di consegnarti questa lettera. Spero non ti
spaventerai quando te lo troverai davanti, tranquilla non ti faranno del male.
Sicuramente ti stai chiedendo chi ti scrive, sono io Dorothy, o forse è meglio
dirti Dotty così ti farai un’idea di chi sono. Ti voglio solo mettere al
corrente di due cose importanti. La prima: presto giungeranno vampiri nomadi da
ogni parte del mondo per uccidere te e Alex. Lauriee li sta radunando. La
seconda che di sicuro è la più importante è che so dove può essere il libro dei
draghi. Chiedi ad Alex di condurti dal suo amico Lutz, lui farà il resto.
Distruggi questa lettera appena l’avrai letta e prega che un giorno potremmo
rivederci, io lo faccio, ma so che i miei minuti sono contati, Lauriee mi cerca
sempre più con desiderio e presto so già che mi troverà. Quando avrai letto la
lettera, saprai chi sono e dove trovarmi, ti aspetterò. Dorothy
La rilessi ancora una volta prima di decidere di farne
minuscoli pezzettini e poi gettarla nel wc. Sperai che fosse la maniera
migliore per disfarsene. Chiamai Alex e non appena fummo assieme gli raccontai
ogni cosa.
«Quindi Dorothy è viva», disse con grande meraviglia.
Annuii. «Devi dirmi dove abita questa Dotty, ti ricordi?».
«Certo!»
«Bene, andremo sta notte. Lo dirò agli altri e oggi
pomeriggio ci organizzeremo bene». Era entusiasta della notizia.
«E se lei non volesse?».
«Hai detto che alla fine ti ha scritto che se avessi
voluto potevi andare. Sicuramente lei ci spera».
«Prima dovremmo andare dal tuo amico».
«No, possiamo aspettare, prima andiamo da Dorothy se
Lauriee la sta veramente cercando, non possiamo correre il rischio che la
trovi», mi disse serio Alex.
«Ma, perché allora non mi ha detto chi era quando sono
andata a trovarla la prima volta?», chiesi.
«Perché se anche te l’avesse detto, non avresti
creduto alle sue parole e poi tu eri ancora amica di Virginia, avresti potuto
raccontare a lei dov’era e Lauriee sarebbe andata a prenderla».
«Hai ragione», conclusi.
«L’importante adesso che andiamo da lei. Potrà
aiutarci».
«In cosa?», domandai curiosa.
«In primis come trovare i libri. Poi ha grandi poteri,
sempre utili e inoltre potrà dirci il motivo del tuo improvviso cambiamento».
Queste ultime parole mi gelarono. Come poteva sapere?
«Che vuoi dire Alex? Che cambiamento?».
«Lù, amore, sai bene che non mi puoi mentire. Non
posso leggerti più i pensieri, ma so lo stesso quello che ti passa per la
testa. Mi sono accorto che sei strana». Rimasi stupita.
«Da quanto te ne sei accorto?».
«Un paio di giorni. Allora mi dici che hai?».
Sospirai. Mentire ormai era una cosa inutile e gli dissi di come mi sentivo e
di ciò che avevo pensato.
«Mmm, potrebbe essere. Forse è come dici tu. Forse ho
risvegliato in te un po’ del tuo lato vampiro»¸ disse pensieroso.
«Non pensi possa essere una scemenza?», domandai.
«No, affatto. Ma credo che Dorothy potrebbe darci
delle spiegazioni in più. Dobbiamo andare da lei!». Annuii alle sue parole,
aveva ragione. Dovevamo andare da Dorothy.
Per tutta la giornata Alex e gli altri programmarono
il viaggio. Justin ci avrebbe portato vicino a casa sua, fra i boschi e poi
avremmo raggiunto casa di Dorothy con la loro velocità. Pochi sapevano della
nostra missione. Meno si spargeva la voce, meglio era.
La sera a
cena, come al solito i nonni presero a litigare e io mi rifugiai nella mia
stanza con la scusa del mal di testa. Mi preparai e poi chiamai Alex, poco dopo
apparve nella mia stanza da un portale di Justin, lo attraversai e mi ritrovai
nel bosco di Wilsey, lì ci aspettavano Henry, Sherley, Mat, Dave, Lizzie, Kyle,
Marlene, Daniel e Laima.
«Bene, siamo pronti. Ricordate passiamo attraverso i
passaggi velocemente, non facciamo rumori e manteniamo la calma una volta a
casa di Dorothy, fate parlare me e Kyle. Sicuramente con lei ci saranno gli
elfi. Quello che si spaccia per suo figlio deve essere sicuramente una guardia
reale degli elfi, loro non sanno se siamo amici oppure no. Sente che siamo
vampiri e ci riempirà di frecce ancor prima che ce ne accorgiamo», disse a tutti
Alex. Gli altri annuirono ed io con loro, poi partimmo. Destinazione: casa di
Dorothy.
Capitolo Uno
(Alex)
Era chiaro che Dorothy voleva che andassimo a
prenderla, non si sentiva più al sicuro o forse era stanca di nascondersi e
voleva tornare a casa sua per combattere Lauriee. Era passato mezzo secolo da
quando se ne era andata una mattina, lasciando tutti perplessi. Non potevo
biasimarla, aveva perso la casa, i suoi figli e l’amore in pochissimi giorni.
Io sarei andato fuori di testa, non avrei sopportato tutto quel dolore e non in
eterno.
«Sei sicuro che Dorothy non si spaventerà a vederci
arrivare tutti assieme?», mi chiese Lù stretta alla mia schiena.
«No».
«Potevamo andar da soli, no?»
«No, se venissimo attaccati?». Gironzolare da soli per
noi era diventato estremamente pericoloso.
«Sei davvero sicuro che la Dotty da cui stiamo andando
sia Dorothy? Potrebbe essere anche un trucco di Lauriee», disse Mat mentre
sfrecciavamo per i boschi. Avevamo appena passato il portale di Justin.
«Emir le ha portato la lettera», dissi serio e
alquanto infastidito che il figlio di Mab fosse entrato nella stanza della mia
Lù.
«Ma Lù è sicura che era lui?», chiese nuovamente Mat.
«Come? Certo che era lui o almeno credo, lui mi ha
detto che era lui. Aveva un esercito di incappucciati con sé», disse facendosi
seria all’improvviso e avrei voluto poterle leggere i pensieri. «Alex pensi che
possano essere i seguaci di Lauriee, quelli che vi hanno attaccato?», chiese
preoccupata.
«Ti avrebbero ucciso all’istante», risposi
riflettendoci. Possibile che non era davvero Emir quello che le aveva fatto
visita? Ma se davvero fossero stati i seguaci di Lauriee perché non l’avevano
uccisa?
«Ma potrebbero anche volerci tutti assieme e
ucciderci», disse pensierosa. Forse, anche questa era una possibilità.
«Se avessi tenuto la lettera potevo vedere se era la
scrittura di Dorothy», le dissi.
«Ma certo, la scrittura di Dorothy!», esclamò
riprendendo a pensare. Sperai che le venisse in mente il diario che aveva
letto. Se avesse confrontato le due scritture forse poteva rispondersi da sola.
Era l’unica che poteva, solo lei aveva letto la lettera.
«Alex, è lei, sono sicura!», disse decisa. Annuii
sorridendo. Ci era arrivata da sola e questo mi faceva piacere. Ora potevamo
andare tranquilli, Dorothy ci aspettava.
Quando arrivammo al casolare che Lù ci aveva
descritto, lo trovammo deserto. Nessuno rispondeva e ci guardammo attorno.
Eravamo arrivati tardi? Iniziai a preoccuparmi.
«Non capisco. La prima volta che siamo venuti qui
c’erano un sacco di animali. Che fine hanno fatto?», chiese Lù passeggiando nel
cortile guardandosi attorno. Mat uscì dalla porta d’ingresso e disse che la
casa era stata abbandonata da uno o due giorni massimo.
«Ma perché allora mi ha mandato la lettera, mi ha
scritto che sapevo dove trovarla?»
«Forse intendeva altro», le disse Dave.
«Come altro? Io l’ho conosciuta solo qui.»
«Allora quando ti ha scritto la lettera era ancora
qui, poi deve essere successo qualcosa ed è andata via.»
«O è una trappola», disse Mat sospettoso.
«La lettera era sua, la scrittura anche», disse Lù
nervosa.
«C’è un incantesimo se non sbaglio che può riprodurre
la scritta di una persona. Ne esiste uno anche per la voce», spiegò Mat. Non ci
avevo pensato ma aveva perfettamente ragione. In quel momento pensai che dovevo
salire nella sua stanza e sentire l’odore di chi le aveva fatto visita. Forse
era davvero stata ingannata.
«Dobbiamo andarcene», disse Kyle venendoci in contro
con tanta fretta dalla stalla.
«Che succede?», gli chiesi.
«Dorothy non è qua», disse serio.
«E’ una trappola quindi.»
«No Mat, Dorothy è stata qua, la lettera è stata
scritta lei, ma è scappata. Nella stalla c’è un odore che non conosco, presumo
della Dotty che Lù ha conosciuto, ma non riesco a capire, l’odore dopo un po’ svanisce
di colpo, forse ha aperto un portale.»
«No Kyle impossibile, Dorothy ha rinunciato ai poteri
per non essere scoperta. Solo Mab potrebbe ridarglieli e..»
Mi bloccai. Era chiaro. Dorothy era andata da Mab.
«E?», chiese curioso Mat.
«Lei è da Mab», dissi.
«Dove possiamo trovarla allora? Non sappiamo dove
siano!», disse Dave.
«Non sapete dove sia la loro dimora? Non potete
sentirne l’odore?», chiese Lù.
«No. Hanno una magia di protezione e le loro dimore
sono introvabili», rispose Mat.
«Dorothy sa dove sono?»
«Sì Lù, lei e Mab sono molto amiche», risposi.
«Quindi è andata da lei? Ma perché? Non poteva
aspettare che arrivassimo?», chiese Lù.
«Forse Dorothy ha visto qualcosa che l’ha spaventata,
sono andati dagli elfi e ti ha fatto recapitare la lettera. Forse la lettera te
l’ha scritta quando ancora era qui, poi è scappata di corsa», dissi
riflettendo. «Kyle, hai detto che hai sentito l’odore solo nella stalla vero?»,
gli chiesi. Annuì. «Andiamoci.»
Entrati nella stalla e anche io avvertii un odore nuovo,
una signora anziana. Dorothy si era camuffata alla grande, anche l’odore
confondeva.
«Io ci sono stata con mio nonno qui», disse Lù. «Mi
ricordo che era pieno di pecore e in quella stanza abbiamo sistemato il vecchio
tavolo che lui aveva aggiustato per loro.»
Entrai nella stanzina, ma oltre al vecchio tavolo non
vidi e non sentii altro.
«Qui mi ricordo che c’era una botola», disse Lù
indicando verso l’angolo destro. Mi avvicinai, ma non vidi nulla.
«Ne sei sicura?», chiesi.
«Ho visto un anello nero, o credo», mi disse
pensierosa. «Ne ero certa.»
Rovistammo per tutta la stanzina ma non trovammo
nessuna botola o altri passaggi. Lù iniziava ad essere nervosa e decidemmo di
andar via. Non volevo rimanere lì, avremmo cercato Dorothy in un’altra maniera.
«Andiamocene», disse Mat e poi ci fermammo di colpo,
qualcuno si avvicinava.
«Che succede?», ci chiese Lù. Le feci cenno di non
parlare e mi avvicinai a lei.
«Arrivano visite non gradite», le sussurrai
all’orecchio e lei fermò il respiro per pochi secondi e il suo cuore accelerò i
battiti. La strinsi a me per calmarla, intanto rimasi in attesa di capire chi
erano i nuovi arrivati. La madre di Cleare Joanne, Marc, Cleare e Iomene.
Rimasi perplesso nel sentire la sua presenza lì. Serviva in tutto e per tutto
Lauriee.
«Controllate ovunque», urlò Joanne. «Ogni angolo e non
fidatevi degli odori che sentite, c’è la magia confusionaria», aggiunse. Ma
certo, furba Dorothy. La sua stessa magia ci fu d’aiuto, non avrebbero fiutato
il nostro odore.
«Dobbiamo trovare la botola», mi sussurrò all’orecchio
Lù. Possibile che c’era davvero una botola che non vedevamo? Lei ne era così
convinta. Sentimmo dei passi avvicinarsi alla stalla e ci tenemmo pronti ad
attaccare. Lù si strinse ancora di più a me e nascose il viso sul mio petto.
Aveva paura.
«Andrà tutto bene», le sussurrai per tranquillizzarla.
Annuì, ma non era così sicura di poter credere alle mie parole. Il suo cuore
aveva battiti irregolari e il suo respiro era affannato. La porta della stalla
si aprì e Mat mi guardò.
Attacchiamo?-,
mi chiese.
La sua domanda arrivò a tutti. Mossi lentamente la testa per dire di no e con
la mano feci il gesto di restare calmi. Dovevano ancora arrivare alla stanzina.
I passi si muovevano frenetici nello stabile. Era un passo dolce ma deciso. Era
una donna e non era Cleare, il cuore era troppo calmo, mentre quello dei lupi
batte a ritmo frenetico, sempre. Potevano essere Joanne o Iomene. La magia non
mi faceva distinguere bene l’odore. I passi si fermarono davanti alla porta
della stanzina e una voce venne da fuori.
«Dio mio, fa’ che non sia nemmeno qui. Spero che sia
salva». Era Iomene. Dissi immediatamente ai ragazzi di non attaccare, ma di
tenersi pronti a chiuderle la bocca se aprendo la porta si fosse spaventata. La porta si aprì e non appena Iomene ci vide,
sussultò ma non emise alcun suono, ci guardò con occhi sgranati per alcuni
secondi senza fiatare.
«Che diavolo ci fate qui?», sussurrò guardandomi dopo
essersi ripresa.
«Siamo venuti per Dorothy», le risposi. Lù tirò su il
volto dal mio petto e Iomene la guardò. «Sai dov’è?», le chiesi. Lei staccò gli
occhi da Lù e li posò su di me.
«No e non voglio saperlo. Buon Dio ve ne dovete
andare, se vi trovano vi uccidono!», disse con rimprovero.
«Cercavamo una botola», dissi e lei mi guardò strano.
«Lù era sicura di aver visto una botola in quel punto», dissi indicando il
punto che ci aveva indicato Lù poco fa. Iomene si avvicinò.
«Magia», disse. «E’ nascosta»
«Puoi trovarla?», le chiesi.
«Se usassi la magia Joanne se ne accorgerebbe e
comunque non riesco a disfare una magia di una strega bianca mio caro, lo
sai!», mi disse seria.
«Quindi Dorothy aveva i suoi poteri?», chiesi stupito.
«Già. Li ha sempre nascosti bene, ma tre sere fa
Lauriee l’ha scoperta. Dorothy ha usato un po’ troppo la magia», mi disse con
una smorfia. Quindi Dorothy era ancora la forte strega di sempre. Sorrisi a
quel pensiero. Una strega bianca potente come lei dalla nostra parte era un
bene.
«Credo che la vostra amica abbia visto che Lauriee l’aveva
rintracciata e che sarebbe venuta a prenderla», disse Iomene.
«Dobbiamo trovarla, aiutaci Iomene», le dissi deciso.
«Non posso Alex, non chiedermelo», mi disse con
tristezza.
«Ti prego! Ti aiuterò io con tua figlia.»
«No, non puoi. Sono obbligata a servirla e per sempre
o finché la morte non mi prenderà.»
«No, non ci credo». Iomene non disse più nulla e si
allontanò. «Aspetta Iomene, aiutaci a trovarla, farlo per Lù, per tua nipote»,
dissi. Si fermò e guardò Lù con tristezza.
«Oh bambina, sei nata in un mondo sbagliato, in una
famiglia sbagliata. Non oso pensare il dolore che passerai.» Lù non disse
nulla, rimase in silenzio a guardarla. «Restate qui in silenzio, dirò che non
ho visto nulla. Questo è l’unico aiuto che possa darvi.» Detto questo uscì
chiudendosi la porta dietro di sé e rimasi ad abbracciare Lù mentre guardavo
verso la porta. Vedere la povera Iomene costretta a servirla, senza via
d’uscita mi fece provare rabbia e compassione. Possibile che Lauriee fosse così
meschina e perfida? E’ proprio vero che non conta quale magia pratichi, conta
di che colore hai il cuore. Puoi anche essere una strega bianca, ma avere il
cuore nero. Com’era possibile che fosse una strega bianca? Loro avevano il
cuore puro.
«Nessuno allora?», urlò da fuori Joanne a gran voce.
«Nessuno», risposero in coro tutti.
«Lauriee non sarà felice di questo. Bruciamo tutto!»,
urlò rabbiosa.
«Ma a che serve bruciare se la casa è vuota?», chiese
Iomene preoccupata.
«Nel caso Dorothy tornasse. Le lasciamo il nostro
messaggio», rispose Joanne ridendo.
«Non mi pare il caso, andiamo e lasciamo perdere»,
ribatté Iomene.
«Che succede? Ti dispiace?», le chiese Joanne seria.
«No, ma non trovo il senso.»
«Non devono avere un senso le cose, le si fanno e
basta o hai un motivo specifico perché non possa bruciare tutto?», chiese con
sospetto Joanne, per alcuni istanti Iomene rimase in silenzio e poi disse:
«No, non ho un motivo». La sua voce era sconsolata.
«Allora bruciamo», ridacchiò Joanne. Mat e gli altri
mi guardarono perplessi. Era la fine.
«Usciamo!», sbottò Mat mentre le pareti iniziavano a
prendere fuoco e il fumo riempiva la stalla.
«Ci attaccherebbero», tossì Dave quasi in ginocchio.
«Preferisco combattere che morire carbonizzato», disse
Mat serio. La pensavo come lui.
«Alex, dobbiamo..trovare..una soluzione», disse a
fatica Lù. Il fumo la faceva tossire di continuo. L’ambiente iniziava a
diventare troppo caldo e le fiamme bruciavano gli occhi. Dovevamo uscire in
qualche modo o saremmo diventati cenere.
«Non ce la faccio più io esco!», disse Mat ormai
all’estremo della sopportazione.
«Mat l’edificio e circondato dalle fiamme, ti brucerai
comunque», disse Kyle. Possibile che eravamo fregati? Guardai Lù con amore e
lei ricambiò preoccupata. Due lacrime le scesero sul viso e si strinse a me. Se
saremmo diventati cenere, almeno eravamo assieme.
«Alex, facciamo qualcosa», mi urlò Kyle.
«Cosa?», gli chiesi.
«Troviamo una soluzione!», sbottò. Lù si allontanò da
me e si avvicinò al punto in cui pensava ci fosse la botola si inginocchiò e
rimase a fissare il punto. Avrei davvero voluto che comparisse quella dannata
botola.
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