SINOSSI
L’essere umano dorme per un terzo della vita. Cos’è dunque quel terzo? Non è essa stessa un’esistenza?
Lili Connelly ha diciassette anni e come tutte le adolescenti si sente diversa dagli altri. Niente le interessa davvero, a parte il proprio mondo interiore; nessun ragazzo le piace mai veramente e, se non fosse per la sua espansiva amica, la sua vita sociale sarebbe pari a zero. Il lavoro di suo padre ha trascinato lei e sua madre da una parte all'altra del globo, ma forse non è quello il motivo per il quale non riesce a sentirsi a casa in nessun luogo; almeno finché, in Corea, non conosce Haakon, uno strano ragazzo norvegese verso il quale prova immediatamente un senso di appartenenza...
Lili: "Se si dorme per un terzo della propria vita, non è forse un tipo di esistenza anche quel terzo? Se si sogna per qualche ora ogni notte, quante ore di sogno si accumulano in una vita intera? E quel lungo sogno non è, appunto, una specie di vita anch’esso? E che senso ha il sogno che faccio da quand'ero bambina?"
Dall'autrice della saga romance "Stars" ("Come la coda delle comete", "Black Hole", "Supernova" e "Pulsar") il suo primo urban fantasy; ambientato in Corea del Sud, Italia e Regno dei Sogni.
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RECENSIONE
Il fantasy di Paola
Garbarino, colpisce soprattutto per il senso acuto di alienazione che pervade
tutto il libro e che caratterizza soprattutto la protagonista Lili. E’
un’emozione poco analizzata ma che sembra predominare ogni ambiente poco
equilibrato, a volte chiuso e soffocante, tutto incentrato sulla materialità
più che sulla creatività. E il mondo in cui Lili si trova a suo malgrado a
vivere ha molte di queste caratteristiche. Lili suo malgrado, si sposta in
continuazione per seguire il lavoro del padre. Se questo le dona spunti diversi
e una certa apertura mentale, dall’altra parte le toglie qualcosa di
fondamentale per la crescita: ossia le radici. Lili è come molti di noi un
albero senza radici, immerso quasi in un libro di grigi sfumati che si
trasforma in continuo senza però assumere una struttura precisa. Lili vive
sospesa tra mondi di cui alla fine, si sente alienata.
L’alienazione è quella
strana sensazione che ci fa sentire estranei non solo al mondo in cui ci
troviamo a interagire ma soprattutto a noi stessi, per l’incapacità di
adattarsi alla società. E’ un termine che nasce dalla filosofia marxista e che
identifica un tipico disagio della modernità, co i suoi gesti rituali
quotidiani svuotati di significato e eseguiti per dovere o per stanchezza. E
Lili immersa in un mondo definito e in un certo senso delimitato inizia a
sentirsi fuori luogo. La descrizione di questo stato che rasenta la psicosi
(’alienazione) il non sentirsi mai a casa, mai nel posto giusto, quel senso
acuto di estraneità rappresenta il vero tocco di originalità di un fantasy che
per quest’’acuta descrizione psicologica si discorsa dal classico, scontato
fantasy. Lili non rappresenta il classico personaggio da romanzo. Lili si
accosta piuttosto a quelle figure tormentate dei romanzi di formazione, con un
mondo interiore cosi vivo e pulsante da soffocarla, e che spesso la costringe a
suo malgrado a rifugiarsi nella sua fervida immaginazione, un mondo dei sogni
che si concretizza come una dimensione parallela, dove la sua creatività
(stagnante perché improduttiva e fine al suo piacere ) può dominare,
manipolare, evocare e emanare idee che sembrano prendere forma, e sentirsi cosi
padrona di se stessa, una sorta di demiurgo potente e indomabile.
Questo straordinario
potere si rivela però illusorio. Lili ci arriva per ironia della sorte proprio
per la sua mente allenata al cambiamento, per quel suo essere del tutto fuori
dagli schemi mentali coerenti e spesso limitati di ogni uomo. Lili appunto
perché priva di fondamenta ha la flessibilità giusta che le permette di passare
a una consapevolezza di grado superiore. Lei apprende a apprendere. Lei impara
a conoscere. Lei osserva, studia analizza perché è una sorta di essere
prigenio, senza preconcetti e senza una sorta di socializzazione primaria. Lili
cioè, non ha assorbito i capisaldi sociali di nessuna società specifica ma di
molte. E questa miriade di informazioni rendono per necessità la mente fluida
in cui tutto è valido e in cui tutto non ha il predominio della verità
assoluta. Lili non si integra. Né nel mondo reale né nel mondo dei sogni. Lili
è un mediatore naturale, passa attraverso i mondi e le regole, attraverso leggi
e convenzioni, studiandole ma mia assimilandole.
Ed è per questa sua
caratteristica che questo mondo immaginifico si rivela semplicemente una
trappola, non sono creazioni ma illusioni. Non sono emanazioni ma copie. E’ una
droga in cui la coscienza è sostituita dal potere di dominare. E’ cosi che questo mondo meraviglioso è solo
un mondo fatto di ombre. Di imitazioni del reale. Di illusione di essere
divinità creatrici. Un mondo manipolatorio e soporifero, che semplicemente si
nutre di energia e lascia però l’amaro in bocca. Nessun mezzosangue è davvero creativo. Cos’è
la creatività? Per molti è l’arte di inventare, una capacità cognitiva della
mente che realizza con un azione quello che la nostra testa produce. E’ quindi
un vero e proprio atto, nel senso solido del termine. Con la creatività io
produco opere letterarie, cambiamenti che influiscono con il tessuto temporale,
creo quadri, poesia canti. La creatività non è fine a se stessi, non è solo piacere.
Essa incide profondamente la storia umana. E’ azione laddove nel mondo dei
sogni è soltanto copia e emanazione di un qualcosa che già esiste. Un inganno
quindi, che Lili riesce a svelare, un inganno che coinvolge l’energia di
particolari individui dotati di un mondo interiore forte e a volte frustrato, che trova in questo inganno una sorta di
placebo alle proprie inquietudini. E Lili prendendo coscienza dell’atto vitale
della creatività restituisce libertà e libero arbitrio a ogni essere
imprigionato nel vello illusorio ricostruendo il ponte che collega ogni umano
al Primo Sognatore (Dio).
Si capisce come lo
sforzo di Paola è quello di unire il fantasy non tanto a una critica sociale ma
a antichi concetti che sono alla base della nostra cultura originaria. Il
concetto di primo sognatore e di dimensioni scaturite dalla forza motrice di
una mente più ampia, che pervade con la sua energia ogni elemento
dell’universo, anzi dei molti universi e che fa dell’uomo il primo erede di
questa capacità è fortemente gnostica. Ed è strana trovarla in un fantasy.
Abbiamo cosi una
ragazza che tenta di ristabilire non tanto un ordine perduto, quanto rimediare
a un errore che ha letteralmente spezzato il legame che unisce cielo e terra,
mondo materiale e mondo numinoso. Lili è la prescelta. E’ colei che deve dare
ordine al caos, ridare al mondo dei sogni la sua originaria funzione di ponte,
di luogo in cui l’uomo ritrova energia e anche perché no luogo di svelamento di
segreti, profezie e misteri. Quello che Clarissa Pinkola Estes chiama nel suo
splendido saggio “Rio Abjo Rio” il fiume sotterraneo che porta direttamente nel
regno del sacro.
Ed è questo fiume a
essere stato inquinato dal vizio, dal peccato di superbia e dal possesso: ossia
quella che viene denominata finalità cosciente. Un sovrano impazzito che usa la
sua immaterialità per piacere fine a se stesso, tradendo la sua funzione e il
suo destino.
La Garbarino crea
qualcosa di molto diverso dal fantasy. Sacrifica l’azione e i colpi di scena a
favore di un taglio psicologico etico, che in fondo affascina e coinvolge. Con
uno stile semplice, essenziale, sintatticamente accurato, dalla notevole
capacità descrittiva, tenta di amalgamare tradizione, etica, antiche conoscenze
creando un genere che è innovativo e antico al tempo stesso. E pur non
potendolo annoverare nel fantasy classico, trovo questo romanzo molto
interessante. Consigliato.
di Alessandra Micheli
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