martedì 7 marzo 2017

Recensione "L'ALTARE DELL'ABISSO" di Patrich Antegiovanni



SINOSSI

Bevagna, nella tranquillità apparente della piana umbra, dove il Lago Aiso si incastona tra i campi, la vita di Fedro Soli, un trentenne di Parma, proprio non va: il lavoro, l'aspirazione, i litigi con la moglie Amalia e la paternità non voluta. Ma nulla è come crede.
In pochi giorni Fedro passerà attraverso una scomparsa, un omicidio, antichi tomi di alchimia, personaggi coloriti e una mescolanza di religioni fino ad affrontare l’Ordine degli Adepti e il suo scopo finale. Invischiato, senza poter scegliere, in forze oniriche ed ermetiche, nella potenza dell’amore e del fascino esotico. Ma disperazione infonderà coraggio e istintività provocandolo affinché concluda il percorso di metamorfosi e abbia la sua personale, al contempo dolorosa, rivelazione.
Anche per il lettore dell’Altare dell’Abisso nulla sarà come sembra, sballottato tra bugie e verità, colpi di scena e ribaltamenti, finta stasi e strappi improvvisi, archeologia indigena e futuro universale. Il mix deflagrante che rende questo mystery thriller un romanzo d’assaporare fino all’ultima sillaba.

“Mutamento, fuoco che non brucia né distrugge, putrefarà, corromperà, genererà e perfezionerà. Nero tramuterà in bianco prima, in giallo poi e partorirà rosso. Fuoco umido di quattro colori, le fiamme che compiranno l’Opera.”


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RECENSIONE

Nel momento in cui ho iniziato la lettura di questo libro mi sono trovata spaesata. E non perché parla di alchimia, visto che io stessa da anni, ne faccio oggetto delle mie ricerche. quanto perché è la prima volta che, un romanzo, affronta questa antica scienza in una maniera professionale. Gli altri l’accennano, la usano come simbolo ma non approfondiscono, coscienti che, parlarne non è semplice senza cadere nell’atteggiamento new age. al contrario, chi la rende fruibile per il grande pubblico, ne svaluta la portata ontologica.
Nascosto tra le pieghe di un libro di narrativa contemporanea, con sfaccettature del mistery classico, l’altare dell’abisso è un libro di tutti ma non per tutti.
Mi spiego.
un testo, seppur profondo, fa della narrazione intinta di emozionalità o tensione il suo marchio di garanzia. anche i più colti libri non fanno eccezione. Leggere Svevo, Oscar Wilde, o la mia amata Austen, significa calarsi in un mondo ordinario si ma colorato dall’immaginario creato dalla perfetta penna dello scrittore, con descrizioni che, fanno si che la realtà sia quasi irreale. Ma fondamentalmente, anche i più intricati giri filosofici (pensare a Paulo Cohelo) sono immediati e cosi umani, che il lettore se ne riconosce.
Qua invece, si assiste a una costruzione molto più profonda, non immediata che fa del simbolo e dell’archetipo il suo stile predominante. prima dell’altare dell’abisso c’era soltanto, “le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz, splendido e poetico manifesto rosacruciano. e proprio per questa sua paternità, contiene non tanto il linguaggio classico del romanzo, piuttosto un certo liricismo ritmato. tanto che a una seconda rilettura ne potevo quasi assorbire il suono.
Analizzarlo non sarà facile ma ci proverò, chiamando a raduno tutte le mie misere conoscenze.
Innanzitutto vorrei raccontare qualcosa a proposito del genere. Il frontespizio del testo recita che il genere appartiene al mistery thriller. E non al thriller esoterico. Questo perché, effettivamente, Antegiovanni ha abilmente creato una sorta di baule a doppio fondo, lo stesso che Humpty Dumpty spiegò all’ignara alice.
 È come un baule, capisci, ci sono due significati imballati dentro a un'unica parola».

 Cosa significa? Non potevo definirlo mescolanza di generi? Assolutamente no. Questo libro è un caso totalmente diverso. La mescolanza di generi presuppone un tentativo, a volte difficile, a volte favoloso di sovrapporre i generi realizzando un mosaico laddove gli stessi possano plasmare una forma nuova. Il baule a doppio fondo è invece un abile tentativo di mascherare i significati in modo tale che apparentemente il lettore crede di leggere un genere ma qualcosa, un indizio, una frase, un significato lo dirigono in un altro contesto narrativo. In questo caso il mistery, e persino l’esoterismo, la tensione del thriller nascondono un tentativo di creare un testo di narrativa contemporanea che possa toccare vari argomenti, dall’economia no global, al significato di amore, di sacrificio e perché no una sottile ma implacabile critica alla società dei nuovi borghesi. Uno stile mirabile che molto deve ai lavori di Flaubert e di Balzac.
Ciononostante il mistery è il genere che più di ogni altro accoglierà la totale attenzione del lettore. Perché ha una forza completamente distante dal thriller da cui prende in prestito la tensione ma non l’elemento folle e orrorifico. il mistery, infatti, è un sottogenere del giallo e in senso molto stretto consiste in storie in cui i personaggi, tentano di carpire un’informazione vitale tenuta nascosta fino al punto culminante. Spesso sinonimo di narrativa poliziesca ha tuttavia una sua peculiare anima che, ovviamente spesso si accompagna proprio al tema esoterico, ossia unisce la ricerca di verità eterne e oscure oltre all’identificazione di un colpevole Anzi, il colpevole è chi usa queste arcane conoscenze per fini diversi da quelli di mera evoluzione di specie.  O spirituale.
E nel libro di Antegiovanni ci si trova davanti a un mistery di tutto rispetto che fonde tutti gli elementi in un elegante e pomposa ricostruzione scenica di un dramma che va a sfociare nel classico dramma umano, conseguente alla violazione di un patto. Un patto che non è soltanto relativo alla società, che nel testo viene tradita sia per cupidigia da chi detiene i canali della comunicazione e il potere economico, ma anche di quel rapporto di fiducia e rispetto nei confronti di altre culture, di un amore imputridito dal possesso e dalla volontà di perpetuare un certo ethos sociale considerato l’unico accessibile per la sopravvivenza del mondo. questi tutti i protagonisti difendo questo mondo basato sull’inganno, sulla sopraffazione, sulla classica legge della giungla dove il più furbo, il più forte sottomette coloro che considera inferiori. E quest’inferiorità è quasi un marchio di colpevolezza, come se lo sforzo effettuato per scalare i punti chiave di questa società piramidale non sia stato abbastanza sentito. non si accettano le persone diverse, quelle che vogliono semplicemente vivere in armonia con sé stessi. tutto p mirato al potere, alla rilevanza sociale, al mantenimento dello status quò, attraverso il tramandare di una casta quasi divina di nuovi, tecnologici tiranni.
tutto questo a scapito di valori etici. Sembra quasi di assistere al Dramma creato dalla scuola economica di Chicago. Di cosa si tratta? sostanzialmente di un neo liberismo che fa del sacrificio di molti (i cittadini) la forza di pochi ( oligarchici) attraverso riforme che hanno come ragione d’esistere la privatizzazione anche di bisogni sociali primari. Acqua, pensioni, sanità, lavoro, viene tutto impiegato per l’accrescimento di banche e grandi marchi. A tal scopo si ricorre anche all’intervento statale massicci ( leggi tirannide).
e uno dei protagonisti, Ascanio Bonaccolsi non è altro che un moderno signore feudale. Un signore che, per i suoi personali egoistici intenti domina, comanda, modella un’intera comunità. non molto differente da un signore medievale come i Trevencal.
Cosa centra questa tirannide con l’esoterismo?
tutto. Anzi oserei dire che sono terribilmente interconnessi. Perché l’esoterismo, quella branca di scienze culminanti nell’alchimia, non erano altro che il modo in cui l’eletto si liberava dalle catene della mortalità, e con mortalità non intendo soltanto vizi e tentazioni umane ma tutto ciò connesso con la natura umana, comprese la pastoie della religione, i dettami della società dell’epoca, i suoi valori e il dominante di turno.
Non a caso i movimenti esoterici si sono sempre accostati alle grandi rivoluzioni; basta pensare alla crociata rosacruciana contro la chiesa cattolica, o la massoneria contro la dominazione austriaca e contro le decisioni del congresso di Vienna. O ancor più la massoneria che portò la caduta della dinastia francese dei Borbone, tramite la rivoluzione francese.
L’esoterismo è il diverso modo con cui la mente si libera dalla visuale considerata lecita, per immaginare e proiettarsi in un futuro diverso. Non sempre migliore forse, poiché spesso si cambia padrone più che società. Ma sicuramente l’evoluzione umana, quella vera, quella sognata dai grandi alchimisti non può non avere come rimedio i mali del mondo: povertà ingiustizia, vantaggi sociali. Un uomo rinato ha e deve acquisire un visuale più vicina all’idea di M’aat egizio. E cos’ìera questo M’aat se non la rivisitazione poetica dell’ideale di Rosseau? La volontà generale, non era diversa dal concetto di ordine cosmico. Secondo voi è una forzatura?
Miei cari, M’aat non era solo una bellissima Dea. Era un concetto che racchiudeva i temi della verità, dell’equilibrio, dell’ordine, dell’armonia, della legge, della moralità e della giustizia. Baluardo contro il caos rappresentato da Seth, tale archetipo dava organizzazione alla disposizione naturale di costellazioni, delle stagioni nonché delle azioni umane. Pertanto come garante dell’ordine pubblico era parte integrante della società non a beneficio di pochi ma dell’intera compagine sociale. E come tale doveva occuparsi delle relazioni tra le parti, spesso dissonanti che componevano la sostanza della realtà. dalle speculazioni religiose ai rapporti equi onesti e basati sulla fiducia tra gli uomini.


 Maat è il bene e il suo valore è duraturo. Non è stata disturbata sin dal giorno del Suo Creatore, mentre chi trasgredisce le sue disposizioni è punito. Come un cammino, si trova anche di fronte a chi non sa nulla. Il misfatto non si è spinto fino alla [sua] porta. È pur vero che il male può portare ricchezza, ma la forza della verità è ciò che dura. >
 Jean Jaques Rosseau, quando parlava di volontà generale, la identificava come una verità esistente in ogni uomo, che esula la percezione dello stesso. Il compito di ogni individuo è scoprirla, ricercarla e seguirla fino in fondo una volta interiorizzata.  La volontà generale da parte del cittadino, gli permette di liberarsi da ogni vincolo causato da considerazioni privata, da interessi, dalle preferenze, dai pregiudizi individuali e collettivi che possono causare la cecità umana di fronte al bene comune. Partendo da ogni singolo essa deve essere applicata in modo egualitario a ogni strato della popolazione.  La volontà generale diventa una questione di ordine, di moralità, di giustizia fino alla cancellazione totale di ogni forma di egoismo e individualismo per raggiungere ( udite, udite) l’armonia.
Sono così differenti?
Ecco l’uso dell’alchimia nel testo ha una sua specifica motivazione, atta a reiterare il significato costruttivista del testo. L’alchimia infatti, è una scienza (sconvolti?) il cui fine primo era trasformare il piombo in oro. Ma il vero esoterico motivo per cui gli alchimisti passavano la vita nei fumosi laboratori era non tanto per conquistare ricchezze ma per epurare da ogni scoria negativa l’anima umana perché potesse riscoprire la sua natura interna, intima di essere divino. Pertanto, gli scritti alchemici sono altamente simbolici, criptici poiché la loro ricerca psicologico- spirituale era a rischio di eresia. La pietra filosofale, finte di guarigioni, e di eterna vita ( una metafora della più antica leggenda del Graal) simboleggiava il tentativo di arrivare alla perfezione superando i confini dell’esistenza. E per fare ciò, doveva attraversare diversi stati fisici e spirituali: la nigredo ( distruzione) albero ( purificazione) e rubedo ( rinascita e perfezione). Interessante è notare come le fasi della Grande opera si ritrovino anche negli studi psicologici di Jung di Adler e di molti altri autori. Ma non voglio dilungarmi su questo.

Dei tanti testi misteriosi che hanno raccontato con allegorie i misteri dell’opera il nostro autore cita uno dei più misteriosi e interessanti: il mutus liber uscito nel 1677 a la rochelle
Mutus liber, in quo tamen tota Philosophia hermetica, figuris hieroglyphicis depingitur, ter optimo maximo Deo misericordi consecratus, solisque filiis artis dedicatus, authore cuius nomen est Altus.
(Latino: "Il Libro Muto, nel quale l'intera filosofia ermetica viene rappresentata in figure geroglifiche, consacrato al tre volte massimo ottimo Dio misericordioso, e dedicato ai soli figli dell'Arte, da un autore il cui nome è Altus").
La caratteristiche che lo ha reso cosi bramato e cosi criptico non è nel linguaggio ricco di frasi e di metafore ( come le dimore filosofali di Fulcanelli)o l’ambigua identità dell’autore, ,ma è la quasi totale assenza di ogni testo di accompagnamento. Fatta eccezione del frontespizio in latino sopracitato e un bravissimo paragrafo intitolato Au lector, il motto latino
Lege, Lege, Lege, Relege, Labora et Invenies ovvero Prega, leggi, leggi, leggi, rileggi, lavora e troverai 
E un altro motto
oculatus abis ( provvisto di occhi vai)
Il testo si affida al simbolismo di ben 125 tavole illustrate. Tra l’altro bellissime.
Per quanto riguarda la paternità dell’opera essa è frutto di molte supposizioni. Quello che mi interessa sottolineare e che ci riporta al testo in analisi è il nome del fantomatico alchimista “altus
In latino altus ha il significato alto o profondo.  e il titolo del testo recita proprio l’altare dell’abisso. E abisso ( dal latino abyssus) significa proprio profondo, profondità senza limite, voragine senza fondo. E identifica in senso esoterico quel pozzo di conoscenze antiche ( la tradizione sacra) che molti folli, tentano, ognuno con la loro motivazione di riportare in superficie. E spesso l’esistenza di questo filo rosso dell’eresia è anche simboleggiato da fonti acquifere che strabordano o esondano invadendo i terreni aridi di un paesaggio bucolico. Capirete solo leggendo il motivo di questa mia frase.
Pertanto il titolo richiama proprio il concetto che il mutus liber, cosi come altri testi ermetico alchimistici (Mircea Eliade, Canseliet,  Ranque, Lanci e perfino Sant’Agostino) tentano di restituire ai degni: solo rimestando nel profondo ( abisso) si può riportare alla luce la vera conoscenza del vero ordine cosmico e umano: l’Altare appunto. E l’altare non è altro che il fulcro su cui si compie o si dà vita al rito religioso o al sacrificio (ossia rendere sacro qualcosa).
e il sacro stesso non è altro che quella capacità che viene acquisita dall’uomo in grado di strutturare la coscienza disgregata dell’uomo per riunirla con il cosmo, con la natura e con Dio

Tutti i concetti presenti nel libro ci riportano allo stesso straordinario concetto:
Il sacro è un elemento della struttura della coscienza e non un momento della storia della coscienza. L'esperienza del sacro è indissolubilmente legata allo sforzo compiuto dall'uomo per costruire un mondo che abbia un significato. Le ierofanie e i simboli religiosi costituiscono un linguaggio preriflessivo. Trattandosi di un linguaggio specifico, sui generis, esso necessita di un'ermeneutica propria
Mircea Eliade

Pertanto, riferendosi a ogni aspetto dell’uomo deve per forza riferirsi non solo alla sua anima, al suo istinto, alla parte più nascosta, ma anche alla società in cui esso stesso si trova a vivere.
con un linguaggio ritmato, armonico come una musica jazz, il testo di Antegiovanni ha un valore etico e sociale importante. non è soltanto una lettura di evasione ma di riflessione e di comprensione su quella strana e straordinaria creatura chiamata uomo.


5 stelle




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