martedì 2 maggio 2017

Recensione "IL MIO MIGLIORE AMICO" di Fabio Angelino (LETTERE ANIMATE)



SINOSSI

Marco ha solamente undici anni e da qualche anno ha perso Samuele, il fratello maggiore, morto per un tragico incidente avvenuto in casa. Da quel momento la sua vita è stata stravolta. Il rapporto tra i genitori si è incrinato, non si amano più e rimangono insieme solamente per il suo bene. Sua madre è fredda, soffre di depressione, suo padre parla poco e rientra a casa sempre stanco dal lavoro.La sua vita cambia nuovamente quando sua madre viene assunta come cameriera in un ristorante del centro.I genitori decidono, nelle ore in cui sono impegnati a lavorare, di affi darlo al nonno paterno, con il quale i rapporti non sono idilliaci.L’anziano uomo si affezionerà al nipote e, grazie anche alla passione per i libri che riuscirà a trasmettergli, tra i due nascerà una forte empatia, un rapporto sincero e intenso.


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RECENSIONE


Pochi libri hanno un intensa carica emozionale che spingono l’analisi verso altri livelli, distogliendo l’attenzione dal lato propriamente tecnico di un opera letteraria. Quando accade ci si trova di fronte a un piccolo, raro gioiello che al di là della sistemazione semantica delle parole è pervaso da un antica magia in grado di rendere le emozioni vive e palpabili.
Non è più una questione di stile, di tecniche letterarie e di sintassi, ma di una bizzarra e occulta opera di creazione alchemica che possa infondere al romanzo una sonorità flebile e lieve capace di far vibrare le famose corde dell’anima.
E il nostro autore ci è riuscito. Commuove il libro, immerge in atmosfera, seppur connotate da un dolore crudo e spesso senza speranza, risulta al tempo stesso dotato di leggerezza ( non superficiale) e di spessore etico. La leggerezza, tanto amata da Italo Calvino è una dote rarissima nei libri. Si tratta della capacità o se vogliamo del dono, di raccontare i lati oscuri dell’io quelli tenebrosi come la perdita, la tristezza, la rabbia e il dolore senza che questo risulti soffocante, o pauroso. Perché come ben ci racconta Herman Hesse è la paura del dolore a renderlo cosi terrorizzante. Marco invece lo vive, lo beve fino in fondo, ogni goccia dell’amaro calice, diventando si grande ma capace di capirne la portata ontologica: quella di rendere la vita, gli attimi, gli istanti anche banali, semplici quotidiani degni di essere non vissuti ma letteralmente assaporati. Non è soltanto la storia di un bambino che incontra la vita, quella vera fatta di lacerazioni e ferite, ma la capacità di non cedere del tutto alla distruzione, rimanendo in fondo capace di sognare, di commuoversi per un libro, di bearsi del gusto squisito di un cioccolato caldo, in un freddo giorno di novembre accanto a un nonno sconosciuto e al tempo stesso cosi affine e empatico con il proprio io.
I sogni, seppur messi a dura prova dal lutto, un lutto insensato, non distruggono quella voglia di sopravvivere che, per ironia della sorte, è quella che ci fa vivere, che ci dona strumenti per aprire la porta del male e viaggiarci dentro, in cerca di qualcosa che è sempre una: noi stessi.
ci si conosce, dunque, soltanto attraverso il dolore? Anche e soprattutto. E’ la consapevolezza della caducità della vita, dell’imprevisto, è la capacità di comprendere come non ci sia nulla di scontato in questa strana avventura chiamata vita che ci fa cogliere i significati profondi di ogni passo, di ogni nostro respiro e persino di ogni lacrima versata. Il dolore è e resta una delle porta attraverso cui l’anima passa per essere quasi lavorata e resa più autentica, modellata quasi da una mano dura ma benevola per trovare l’essenza e il significato del proprio percorso. E’ nel dolore che riscopriamo empatia, etica, valori e bellezza. E’ il dolore che forse ci rende più ricettivi, più propensi a essere fluidi come un fiume sopportando percorsi tortuosi, maree e stagnazioni.
Il libro ha un altro merito, oltre quello di commuovere. Fa riscoprire il valore della letteratura. Con un libro il nostro protagonista sogna, riesce a estraniarsi per poi tornare più ricco, più capace di comprendere le innumerevoli sfaccettature del mondo. Amore, amicizia, sacrificio, riscatto li impara lì in quei racconti eterni che hanno (spero per voi) lastricato il percorso di ogni bambino e di ogni adolescente. Perché un libro può e deve aprire la mente e essere la mappa che ci guida in un territorio sconosciuto e spesso spaventoso che è l’esistenza umana.
Consiglio questo libro non per la struttura, il lessico e la perfezione stilistica (che comunque lo pervade) ma per la bellezza, la poeticità e il sentimento che esso riesce a ispirare. E credo che in un momento difficile come il nostro, in una società quasi al limite della corruzione e del degrado un’emozione sentita, vera e intensa possa fare davvero la differenza. Leggetelo e lasciatevi avvolgere.  non abbiate paura di lasciare l’impronta di una lacrima su quelle pagine incantevoli.

5 Stelle






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