*Recensione*
La formula dell’amore
di Deborah Lo Presti
SINOSSI:
Camilla, ventidue anni, matricola, dopo due anni di università non vuole più studiare.
Messa alle strette dal padre, inizia a lavorare come commessa. Affitta le due camere vuote del suo appartamento. La prima coinquilina è Elisabetta, donna in carriera di ventotto anni, il secondo coinquilino è Luis, ventiquattro anni, studente di matematica.
Il tipico nerd, un ragazzo un po' bizzarro e fuori dal comune. Camilla lo snobba, nonostante lui faccia il possibile per farsi notare da lei. La convivenza porterà tanti cambiamenti nella vita di tutti: amicizia, liti, incomprensioni, formule matematiche e problemi di cuore, saranno all'ordine del giorno.
RECENSIONE:
Leggendo la trama del libro non ho potuto fare a meno di identificare il libro nella classica categoria di romanzo rosa, inteso come un romanzo dalla struttura semplice e dalla lettura facile, in cui si narra una storia d’amore più o meno intrecciata ma che termina con un bel lieto fine.
Ma che opinione mi sono fatta de “La formula dell’amore” di Deborah Lo Presti?
Camilla, la protagonista, è la classica ragazza che non sa che vuole fare della sua vita. Non vuole studiare ma non vuole nemmeno lavorare, anzi inizia un lavoro come commessa solo perché è costretta a farlo dal padre.
Inoltre non ha nemmeno progetti per la sua vita affettiva, tipo se vuole un compagno o dei figli in quanto per lei è ancora troppo presto per pensarci.
Una ragazza come tante che, vista la giovane età e la società del momento, rispecchia tante altre sue coetanee della vita reale.
La sua puerilità viene accentuata da due aspetti affrontati nella storia
-il rapporto con il padre
-il rapporto con Luis
La protagonista non fa che lamentarsi del padre assente come padre nella sua vita, in seguito alla separazione dalla madre, e del fatto che oltre ad imporle un lavoro e qualche cena insieme non faccia niente per costruire un rapporto con lei.
Ma nemmeno Camilla ci prova. Anzi non si fa scrupolo ad accettare l’aiuto del genitore, ma poi è la prima a disinteressarsi dell’uomo e non provare nemmeno a fare un passo avanti verso di lui.
Che poi resti sconvolta per alcuni eventi legati alla vita del padre rappresenta un controsenso della storia e non un’evoluzione del personaggio.
Camilla ha un rapporto difficile anche con il coinquilino Luis. Sin da quando si conoscono, i loro dialoghi sono sempre gli stessi, giocano a volte sui doppi sensi e sulle solite frasi fatte: non sai cosa ti perdi… sono un tipo che piace alle donne anche se nerd… di Luis e ma non ti mettere strane idee in testa non mi piaci… di Camilla.
Anche l’evoluzione della loro storia è forzata, non si sviluppa proprio, di punto in bianco a che si odiano a che si amano per poi mandarsi a quel paese reciprocamente.
Per fortuna che la fata madrina della storia è intervenuta o non avremmo avuto il lieto fine.
Non ho capito per quale motivo l’autrice si è ostinata capitolo dopo capitolo a fare la telecronaca delle azioni di Camilla: mi alzo, faccio colazione, mi preparo per andare a lavoro oppure sono libera faccio le faccende domestiche… etc.
L’ho trovato talmente snervante e irritante che ha penalizzato la storia così tanto da banalizzarla.
Camilla è un personaggio apatico e nonostante il libro sia scritto con un POV in prima persona non mi trasmette niente e non mi fa entrare in confidenza con il personaggio.
Camilla è immatura e durante tutta la storia resta tale. È anche egoista in quanto è lei al centro dell’attenzione e vittima di qualche ingiustizia e non fa niente per cambiare, come ad esempio nel rapporto con il padre o le incomprensioni con Luis, sono gli altri ad intervenire e a risolvere la situazione.
La storia e i temi trattati sarebbero interessanti se sviluppati invece di essere lasciati a loro stessi. Non ho apprezzato molto la lettura, il libro mi è sembrato più un diario che un romanzo, in cui la protagonista racconta la sua vita.
Mancano riflessioni e analisi dei personaggi, ma soprattutto della protagonista che appare piatta e non mostra nessuna crescita interiore nel corso della narrazione.
Il mio voto è 1 stella
Recensione a cura di Luisa Distefano
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