mercoledì 1 agosto 2018

* Segnalazione * "Janie – Macaron e una tazza di tè" vol. 1 di Giulia Masini


* Segnalazione * 

"Janie – Macaron e una tazza di tè" 
vol. 1 
di Giulia Masini



Genere/periodo storico: Romantico-Storico/età Vittoriana

 Formato: ebook e cartaceo

Editore: Autopubblicato

Editing: Antonella Monterisi

Data di pubblicazione: Luglio 2018

Pagine: 242 cartaceo 

Pagina Facebook: https://www.facebook.com/giuliaemmeautrice/

Link Amazon: https://www.amazon.it/dp/B07FKWHV1Z/ref


Sinossi

Inghilterra 1865. Janie Hamilton ha appena iniziato la sua Stagione, quando scopre che a breve la madre sposerà Anthony Carter, conte di Rochester, e che si trasferiranno in un paesino sperduto del Kent. Nel giro di due settimane, Janie si ritrova catapultata in un incubo. Lontana da Londra, dalle sue amiche più care e soprattutto lontana dal conte di Orford, il quale sembrava seriamente intenzionato a chiederle la mano. Come se tutto ciò non bastasse, la famiglia Carter si dimostra ben diversa dagli aristocratici a cui lei è abituata. Sono chiassosi, trattano la servitù come parte della famiglia, non sanno cosa sia la discrezione e si prendono confidenze inopportune che la ragazza non riesce a tollerare. Inoltre, l’impatto con i figli del conte non è dei più rosei: Sophia, la maggiore, nutre nei confronti di Janie una profonda avversione; la minore, Anika, la considera già una sorella, e la sua presenza si rivela asfissiante. Ma è con l’unico figlio maschio del conte che Janie ha lo scontro

peggiore. Reed Carter è sfacciato, dispettoso e non ha idea di cosa sia il senso del pudore. Inoltre, la irrita di continuo con atteggiamenti provocatori. Possono due anime così diverse trovare un punto d’incontro? E se il destino allungasse un piede per far loro uno sgambetto?

Estratti

Janie fece appena in tempo a girarsi supina, poi Reed le piombò addosso. Il fiato le uscì dai polmoni con un lungo gemito strozzato; subito dopo, un fragoroso colpo fece vibrare la recinzione e si ritrovò stretta tra le braccia di Reed. Avrebbe dovuto avere paura, in fondo se il toro fosse riuscito a rompere la staccionata la protezione che le stava offrendo il giovane non sarebbe servita a molto. E invece, per quanto assurdo potesse sembrare, si sentiva al sicuro; come se fra le braccia di Reed niente e nessuno potesse farle alcun male. Doveva essere veramente sconvolta per fare simili ragionamenti. Ma allora come mai, nonostante il toro si fosse calmato, ancora non aveva fatto niente per mettere fine a quell’inappropriato contatto fisico?
– Potresti toglierti? – s’impose di dire. La voce le uscì debole e strozzata dal peso che la opprimeva.
Lui la liberò dalla sua stretta e si sollevò sui gomiti per guardarla. Per un attimo Janie ebbe l’impressione di leggere nei suoi occhi qualcosa molto simile alla sorpresa. Non ebbe il tempo di pensarci più di tanto perché il toro tornò a colpire il recinto. Questa volta Reed non la strinse, ma si limitò a voltarsi verso l’animale e per un inspiegabile motivo Janie ne fu delusa.
– Posso sapere cosa ci facevi nel recinto di Honey? – chiese lui tornando a rivolgerle attenzione. Subito dopo si mosse con il chiaro intendo di liberarla dal suo peso, ma non lo fece. Invece abbassò gli occhi per guardare un punto non ben definito al proprio fianco.
Janie si rese conto che lo stava trattenendo per la camicia solo in quel momento. Chiedendosi come le fosse venuto in mente di fare una cosa del genere, mollò la presa. Poi lo fissò, ma un attimo dopo si rese conto di non riuscire a guardarlo negli occhi e abbassò le palpebre.
– Stai bene, Janie?
Era preoccupazione, quella che aveva appena sentito nella sua voce? Beh, aveva chiuso gli occhi e non gli stava rispondendo, al posto suo si sarebbe preoccupata anche lei. Così tornò a guardarlo e cercò di comportarsi come sempre. – Come faccio a saperlo se continui a schiacciarmi a terra in questo modo? E poi, chi diamine è Honey?
Reed si spostò da un lato scatenando in lei un fastidioso senso d’abbandono. – Il nostro simpatico amico – rispose ammiccando verso l’enorme bovino che adesso stava brucando erba poco lontano da loro.
– Honey? – Janie sarebbe voluta rimanere seria, lo avrebbe voluto davvero, ma non riuscì a fare a meno di pensare che un toro come quello non poteva chiamarsi Honey. Forse Maciste, Rabbia, Belzebù, ma “miele”… Senza riuscire a impedirselo, scoppiò a ridere come una sciocca. E più tentava di smettere, più rideva.
– Hai picchiato la testa, per caso? – le chiese lui, con aria sconcertata.
L’idea che Reed pensasse che fosse in qualche modo impazzita la fece ridere ancora di più. – Sto bene – riuscì a dire tra una risata e l’altra.
A un tratto il giovane si chinò su di lei e la fissò dritto negli occhi; tra i loro volti solo pochi centimetri. Janie sentì il sorriso spegnersi lentamente e si ritrovò a chiedersi se erano sempre stati così azzurri, i suoi occhi. Sembrava serio e concentrato, diverso… e per un momento desiderò che la baciasse. Che idea assurda! Lei baciare lord Buzzurro? Doveva aver picchiato la testa molto forte.




La sua bocca la sfiorò appena e tutto intorno sbiadì: il sole, il lieve vento, perfino il fatto che fossero nudi. Poi quel tocco si fece più esigente, Reed dischiuse le labbra, la carezzò con la lingua invitandola a imitarlo e quel bacio si trasformò nella cosa più eccitante che Janie avesse mai provato. Il cuore le batteva forte nel petto e il fiato faceva fatica a riempire i polmoni; un bacio, unvero bacio poteva turbare una persona fino a quel punto? Poteva far scaturire in lei desideri mai provati e di cui neanche immaginava l’esistenza? Si sentì debole e allo stesso istante piena di energia, e provò un urgente quanto insensato bisogno di sentire il calore della sua pelle.

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