Ricordate tutti l’illiade?
Cantami, o Diva, del pelide Achillel'ira funesta che infiniti addusse luttiagli Achei, molte anzi tempo all'Orcogenerose travolse alme d'eroi,e di cani e d'augelli orrido pastolor salme abbandonò (così di Giovel'alto consiglio s'adempìa), da quandoprimamente disgiunse aspra contesail re de' prodi Atride e il divo Achille »
Sono
parole che accompagnarono il mio viaggio scolastico ma che restavano tristemente
impresse nella memoria e non nell’anima. questo a causa di una strana abitudine
educativa che poneva l’accento sull’attività mnemonica e poco sulla
comprensione empatica del testo.
bellissime
rime ma che rendevano eroi e protagonisti distanti e nebulosi. ed è un peccato
visto che l’epica, lungi dal rappresentare un’opera di alto lignaggio
culturale, era una letteratura di evasione, che cantava al popolo gesta e miti
in grado di dare senso e sostanza alla storia e alla legittimità del
potere. E infatti, l’iliade fu il
prodotto specifico di una società arcaica (micenea) plasmata sui valori di
casta, di precisa suddivisione del potere e legata a un profondo senso
religioso. In pratica il mito fondò davver4o la società che fu considerata
quasi idilliaca come monito e esempio delle altre società del futuro. Ed è per
questo che i protagonisti sembrano avvolti da questo senso mitico che li
rendono distanti da noi.
Ed ecco
il vero vanto del testo della Tiezzi. con maestria e delicatezza essa rende
reali, corporei quei lontani eroi, evanescenti. Li rende umani. Pieni di vizi e
virtù, di debolezze e ansie del tutto lecite che li avvicinano più alla
dimensione reale distaccandoli dal mito. Ermione, Paride, Achille diventano
rappresentazioni di un più vasto io umano, un sentire che travalica i tempi e
giunge intatto fino a noi e non più i leggendari rimasugli di società perse
nella polvere del tempo. Ermione rappresenta un eterno conflitto materno, e dà
la dimensione tragica e ribelle di una scelta radicale protetta dal fato ma
causata dalle debolezze dei difetti umani. Elena è la rappresentazione non
tanto del vizio quanto della volontà di potere che si esplica nella
consapevolezza di come la bellezza fisica sia vantaggio e strumento. E se ne fa
vanto, incurante delle reazioni e delle conseguenze. Ed ecco che dai meandri di
quella mitologia che deve essere patrimonio di tutti non solo retaggio di una
ristretta nicchia di colti, la storia della forza di Ermione, della capacità di
superare la volontà di vendetta con l’appartenenza e l’amore sarà un fulgido
esempio di eroi a eterna, in grado di veicolare emozioni importanti per la
corretta crescita di ogni donna e ragazza. E’ fondamentalmente un romanzo di
formazione che dall’inferno di sentimenti distruttivi si lancia con speranza e
coraggio verso una consapevolezza saggia: la vita è un susseguirsi di eventi e
sta semplicemente a ni l’arduo compito di decidere come reagire di fronte a
essi, se con il perdono o con la rabbia.
consigliato
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