sabato 8 aprile 2017

Recensione "Ermione di Sparta" di Soraya Tiezzi. A cura di Micheli Alessandra





Ricordate tutti l’illiade?

Cantami, o Diva, del pelide Achillel'ira funesta che infiniti addusse luttiagli Achei, molte anzi tempo all'Orcogenerose travolse alme d'eroi,e di cani e d'augelli orrido pastolor salme abbandonò (così di Giovel'alto consiglio s'adempìa), da quandoprimamente disgiunse aspra contesail re de' prodi Atride e il divo Achille »

Sono parole che accompagnarono il mio viaggio scolastico ma che restavano tristemente impresse nella memoria e non nell’anima. questo a causa di una strana abitudine educativa che poneva l’accento sull’attività mnemonica e poco sulla comprensione empatica del testo.
bellissime rime ma che rendevano eroi e protagonisti distanti e nebulosi. ed è un peccato visto che l’epica, lungi dal rappresentare un’opera di alto lignaggio culturale, era una letteratura di evasione, che cantava al popolo gesta e miti in grado di dare senso e sostanza alla storia e alla legittimità del potere.  E infatti, l’iliade fu il prodotto specifico di una società arcaica (micenea) plasmata sui valori di casta, di precisa suddivisione del potere e legata a un profondo senso religioso. In pratica il mito fondò davver4o la società che fu considerata quasi idilliaca come monito e esempio delle altre società del futuro. Ed è per questo che i protagonisti sembrano avvolti da questo senso mitico che li rendono distanti da noi.
Ed ecco il vero vanto del testo della Tiezzi. con maestria e delicatezza essa rende reali, corporei quei lontani eroi, evanescenti. Li rende umani. Pieni di vizi e virtù, di debolezze e ansie del tutto lecite che li avvicinano più alla dimensione reale distaccandoli dal mito. Ermione, Paride, Achille diventano rappresentazioni di un più vasto io umano, un sentire che travalica i tempi e giunge intatto fino a noi e non più i leggendari rimasugli di società perse nella polvere del tempo. Ermione rappresenta un eterno conflitto materno, e dà la dimensione tragica e ribelle di una scelta radicale protetta dal fato ma causata dalle debolezze dei difetti umani. Elena è la rappresentazione non tanto del vizio quanto della volontà di potere che si esplica nella consapevolezza di come la bellezza fisica sia vantaggio e strumento. E se ne fa vanto, incurante delle reazioni e delle conseguenze. Ed ecco che dai meandri di quella mitologia che deve essere patrimonio di tutti non solo retaggio di una ristretta nicchia di colti, la storia della forza di Ermione, della capacità di superare la volontà di vendetta con l’appartenenza e l’amore sarà un fulgido esempio di eroi a eterna, in grado di veicolare emozioni importanti per la corretta crescita di ogni donna e ragazza. E’ fondamentalmente un romanzo di formazione che dall’inferno di sentimenti distruttivi si lancia con speranza e coraggio verso una consapevolezza saggia: la vita è un susseguirsi di eventi e sta semplicemente a ni l’arduo compito di decidere come reagire di fronte a essi, se con il perdono o con la rabbia.
consigliato


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